Libertà è partecipazione cantava Giorgio Gaber in una delle sue più belle canzoni, enfatizzando l’importanza della partecipazione attiva alle scelte sociali e politiche di una Comunità.
Nelle ultime elezioni europee abbiamo assistito invece ad un forte astensionismo dal voto, una disaffezione alla politica che non ha precedenti nella storia della nostra Repubblica.
E paradossalmente questo riflusso nel privato viene a manifestarsi in un momento in cui, stando alle dichiarazioni di alcuni leader politici, si vorrebbe esaltare, sulla carta, il protagonismo dei cittadini, con proposte di revisione costituzionale.
Si sta attuando, come già detto in miei precedenti interventi, da parte del governo Meloni, una vera e propria spartizione: a Fratelli d’Italia il premierato; alla Lega l’autonomia differenziata; a Forza Italia la separazione delle carriere.
Questo interventismo falsamente “riformista” ha l’obiettitvo di ridurre la partecipazione dei cittadini indebolendo in maniera determinante gli spazi di attività del Parlamento.
Il premier “scelto” direttamente dai cittadini, potrebbe infatti essere sfiduciato dalla maggioranza parlamentare che lo sostiene alla prima crisi politica, falsando quindi la volontà degli elettori che lo avevano poco prima eletto.
Lo stesso discorso per l’autonomia differenziata, l’interlocutore delle regioni per le 23 materie che possono essere trasferite a queste ultime è il Governo. Solo quest’ultimo infatti avrà la possibilità di trattare con le Regioni, escludendo il Parlamento. Senza contare il fatto che la diversificazione regionale è senza finanziamenti, i quali saranno “elargiti” unilateralmente dal Governo secondo criteri facilmente immaginabili.
In ultimo la separazione delle carriere dei magistrati, caratterizzate da un tecnicismo e da un formalismo di difficile comprensione. Al di la di questo, ancora “non è chiaro -come scrive il Prof. Francesco Clementi in un suo recente intervento sull’argomento- come potrebbe evitare di minare l’indipendenza del potere giudiziario, e con esso quindi la separazione dei poteri, che è il cuore, evidentemente, di ogni democrazia rappresentativa“.
“Insomma, tre riforme schizofreniche che allontano la partecipazione. Ma che -paradosso finale- si vuole far passare sin da ora, a maggioranza, per via referendaria, fuori da un chiaro confronto in Parlamento, posto che sono stati già costituiti i comitati referendari. Nonostante, riguardo al premierato ad esempio, manchino ancora tre passaggi in Parlamento previsti dalla Costituzione, Una vera follia.”
Giuseppe Scaffidi Fonti