Dalla crisi politica alla crisi della politica. Sono due le funzioni fondamentali della politica: quella di guidare, indirizzare e quella di mediare, di tessere, come già osservava il buon vecchio Platone ne ”il Politico”: il politico deve avere la virtù di buon pastore e buon tessitore. La politica che perde la capacità di indirizzare e di mediare ha perso sé stessa. Indirizzare e mediare tra le diverse realtà della società e dell’economia e le loro istanze.
Realtà e istanze che prendono corpo e si manifestano inizialmente come ”Movimenti”, quindi crescono, assurgono a maggior coscienza e divengono ”Partiti”, in un confronto che può anche essere aspro ma che è sempre dialettico. Così nella formazione e nella storia di una delle maggiori democrazie, quella degli USA. Ed è così ancora oggi con il Partito Democratico e quello Repubblicano, Occupy e Viola People. E’ crisi politica quando la funzione di indirizzo è resa incerta per le istanze diverse della mediazione. Quando l’arroccamento intransigente sulle proprie posizioni diviene totale e quindi nega qualsiasi dialettica e perciò provoca il crollo della mediazione, allora si ha il crollo della politica. E’ quanto è già accaduto in Europa all’indomani della prima guerra. Il confronto-scontro tra realtà ed istanze diverse chiuse ognuna in sé, ciascuna arroccata su sé. Una realtà di fondo investente l’Europa intera e che non senza qualche ragione Ernst Nolte ha definito come ”Guerra civile europea”. Crisi profonda delle proprie radici che si estrinseca in crisi di identità e si manifesta in gretto e semplificatorio riduzionismo culurale nel quale la cultura è semplicisticamente ridotta a identità di classe o – ed in contrapposizione – di razza. Ciascun riduzionismo innalza l’altro a ”Feindbild”. Ed il crollo della politica è la guerra perché, come già osservava von Klausewitz, ”la guerra altro non è se non la prosecuzione della politica con altri mezzi”. L’ultimo ventennio italiano è stato quello della restaurazione, in esso il neofeudalesimo della classe dominante non ha fatto altro che arroccarsi su di sé, negando attraverso il trasversalismo, la dialettica con realtà ed istanze diverse, queste – a loro volta, specie con le ultime elezioni – ne hanno preso atto gettandosi in massa su un carro nuovo che quel trasversalismo rifiuta – a ragione – . L’esito è – per ora – il muro contro muro. In esso sono in discussione anche le realtà più ”mature” della politica, i Partiti, ormai sempre più feudali, a favore di realtà più ”genuine”, più vicine alla gente, i Movimenti. Tuttavia sono sempre più le azioni di Casaleggio e dello stesso Grillo a denunciare che così non sia e che abbia ben ragione Umberto Eco a mettere in guardia dalle illusioni di una ”democrazia diretta online”. Un inauspicabilissimo – per tutti – ritorno alle urne, sarebbe una sconfitta della politica in quanto tale ed un indirizzamento infausto a nuove realtà ”noltiane”.
francesco latteri scholten.