“… nunc in spaeculum et aenigmate” recitava il grande S. Paolo.
Ed aveva ragione. L’elezione del Presidente della Repubblica, ha confermato che così è anche in politica, essa infatti ha portato al pettine i veri e più sostanziali nodi della politica italiana, la loro forza e la loro ormai protratta persistenza temporale. Si tratta di nodi che si vanno procrastinando ed infittendo ormai – da una parte e dall’altra – da un buon ventennio a questa parte.
E’ stata la candidatura di Romano Prodi a metterle meglio in evidenza, sia a destra che, ancor più, a sinistra. Qualcuno diceva – non senza ragione – “se non riesci a capire la politica, guarda all’economia …”, se lo si fa si vede che Prodi, oltre che fondatore dell’ “Ulivo”, è stato anzitutto presidente dell’ IRI, nella cui carica il suo operare è stato tutt’altro che di “sinistra”, la cessione dell’ Alfa alla FIAT può ben considerarsi un antesignum delle privatizzazioni. Una candidatura che ipso facto a destra non può trovare una vera contrarietà di natura politica e che perciò stesso sottolinea come la diserzione della destra sia dovuta sostanzialmente al fatto di non ritenere Prodi un garante sufficiente per le vicissitudini giudiziarie di Berlusconi, ecco il vero ventennale nodo a destra. La stessa candidatura di Prodi mette altresì bene in evidenza i nodi ventennali della sinistra. Se infatti si passa la focalizzazione dal presidente dell’ IRI al fondatore dell’ “Ulivo” si vede bene come un uomo che si è caratterizzato per una politica di destra si porti in piazza come fondatore di un movimento che si vuole di sinistra, e si ci vuole al punto di fondersi con gli “eredi” dell’ex PCI. E’ proprio la candidatura di Prodi a mettere bene in evidenza, non tanto la spaccatura nel PD tra renziani e non renziani – certamente anche quella – ma ancor più quella tra la rappresentanza politica del PD e la sua base, il vero nodo che connota la sinistra da oltre un ventennio, scaturigine del suo stallo: una leadership che ad oltranza ed a qualunque costo vuole ispirarsi a destra e che lì si volge preferendola ai propri valori e dunque alla propria identità, nonché alla sua base. Ne sono piena testimonianza – sempre in questa elezione del PdR – sia il rifiuto dell’appoggio della candidatura di Stefano Rodotà – il cui agire successivo all’elezione di Napolitano ben dimostra che sarebbe stato al pari di questi un Presidente di tutti – sia il rifiuto di proporre ad es. la candidatura di Emma Bonino che avrebbe trovato conferma sia dai grillini, ma anche da altri. Così il preannunciato congresso del PD si configura già come inutile perché fatto da una rappresentanza politica volta in senso contrario al volere della propria base. Il nodo della sinistra, occultato dallo sbattimento in prima pagina delle vicissitudini giudiziarie di Berlusconi, appare invero assai più grave di quest’ultimo, e – ancor più di questo – è la scaturigine dello stallo politico istituzionale in cui da vent’anni ci troviamo.
francesco latteri scholten.