E’ l’urgenza più improcrastinabile sia sul piano socio economico che su quello politico, alla quale del resto con inusitato (ma necessario) tempismo si sta dando mano dopo le dichiarazioni delle primarie: monocameralismo, abolizione delle province e legge elettorale. Per l’alleggerimento del gravame economico della politica i più tempestivi si sono dimostrati Enrico Letta con il decreto che assegna ai cittadini la facoltà di finanziare o meno i partiti con il due per mille e di scegliere quali finanziare, e Rosario Crocetta con la riduzione della paga mensile ai deputati regionali ad 11.000 Euro in linea con le direttive europee. Per il miglioramento effettivo della “governance” sia sul piano politico con l’eliminazione della “navetta” e quindi dimezzamento dei tempi legislativi, sia per un più fattivo alleggerimento del costo della politica sono necessari la riduzione cospicua del numero dei parlamentari, delle istituzioni politiche (ad es. la seconda Camera con poteri e funzioni del tutto analoghi alla prima) e degli enti governativi intermedi (ad es. le province). Questi ultimi in particolare, non solo sono spesso sintomo palese di clientelismi, ma vengono a costituire centri di potere che sovente si pongono non in sinergia bensì in antagonismo al potere centrale. Da qui il no proprio alle province da colui che è considerato il più significativo giuspositivista del Novecento: Kelsen. Un no ben più forte e deciso arriva sempre dallo stesso al bicameralismo che oggi diremmo all’ “italiana”, ma lui scrive nel 1929 e la nostra Costituzione non era ancora neppure immaginata o immaginabile: vigevano invece lo Statuto Albertino ed il fascismo. La crisi del ’29 flagellava il mondo e colpiva durissimamente specie il marco e la Repubblica di Weimar sulla quale si addensavano nebbie ed ombre assai oscure che troveranno concretizzazione nel 1933 con l’incendio del Reichstag ed il colpo di stato nazista. Il nostro è lapidario: “Non si capisce quale senso possa avere il dividere un organo decisionale legislativo in due organi…” L’altro grande passo che rimarrebbe poi da compiere sarebbe quello dell’adeguamento degli stipendi di manager e super manager – almeno di quelli pubblici – a livello europeo, oggi i nostri hanno paghe con uno zero in più e professionalità spesso con uno in meno come dimostra ad esempio il caso Alitalia.
francesco latteri scholten.