I cittadini di Acquedolci sono in subbuglio a causa dell’esoso aumento della Tares, la tassa sui rifiuti.
Con decreto n. 1974 del 5/11/2013 il Dipartimento Regionale dell’acqua e dei rifiuti dell’assessorato all’energia ha approvato il piano d’intervento dell’Ambito di Raccolta Ottimale del Comune di Acquedolci.
Si tratta del primo ARO approvato in provincia di Messina, che avrebbe portato il Comune a gestire per conto proprio il servizio di raccolta e trasporto rifiuti così come anche quello dello spazzamento stradale. Il via libera al piano redatto dai tecnici del Comune è stato approvato dalla Giunta il 31 luglio scorso. Nelle intenzioni, vi era l’obiettivo di svolgere il servizio con un notevole abbattimento dei costi a carico dei cittadini. Ma qualcosa, evidentemente, è andato storto se, contrariamente a quanto promesso dal Sindaco, secondo cui si avrebbe avuto una diminuzione del costo delle bollette, queste sono invece più che raddoppiate.
Ci si chiede: Ma quando si è scelto di istituire L’ARO si è adottato un piano finanziario che tenesse conto di tutte le voci che andavano ad incidere sulla bolletta? E’ evidente che questo non è stato fatto se il risultato è quello che stiamo vedendo in questi giorni, con l’aumento esponenziale del costo delle bollette, con le giuste proteste dei cittadini. A questo propostito si è costituito un Comitato civico che ha chiesto al Sindaco un incontro in assemblea pubblica.
Ma, in base a quali dati, allora, si è potuto affermare che il carico tributario sarebbe diminuito?
Probabilmente sono prevalse le vecchie logiche clientelari che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della vita politica regionale e che hanno portato all’assunzione “provvisoria permanente” di migliaia di lavoratori, perpetuandone la condizione di precarietà.
Al contrario, ho letto con interesse, nei giorni scorsi, di una proposta fatta dal consigliere comunale di Sant’Agata Militello, Rino Indriolo, che in un’ottica finalizzata al risparmio e all’efficienza amministrativa, ha presentato un piano, peraltro condiviso dall’Amministrazione attiva, di riorganizzazione complessiva del servizio a gestione diretta da parte del Comune. In buona sostanza questo piano prevede la gestione in “house”, direttamente con il personale comunale. Da una simulazione dei costi-benefici effettuata dai responsabili dei vari uffici interessati, si è potuto constatare che l’Ente avrebbe un risparmio di circa 800 mila euro. A tal fine il Comune chiederà ai contrattisti e agli Asu la disponibilità di 28 unità lavorative alle quali incrementeranno a 30 ore settimanali l’attività lavorativa e quelli che accetteranno oltre l’aumento di stipendio otterranno dei titoli che potranno far valere in caso di stabilizzazione. E’ per ora solo una proposta, ma che va nella direzione giusta dell’obiettivo del contenimento dei costi del servizio, rappresentando nel contempo un segnale forte nell’ambito dell’annoso problema del precariato negli enti locali.
Altro esempio virtuoso ce lo offre il Comune di San Fratello, che ha indetto una gara ad evidenza pubblica prendendo come base d’asta per lo svolgimento dei servizio le vecchie tariffe Ato del 2005. La ditta che si è aggiudicata la gara ha offerto un ribasso del 40%. Risultato: i cittadini di San Fratello avranno un servizio con un costo che fa riferimento alle tariffe di quell’anno e con l’ulteriore abbattimento del 40%.
Sono soltanto due casi riguardanti realtà vicine alla nostra, ma gli esempi potrebbero continuare.
Perchè non si prende spunto da questi esempi per fare un piano di lavoro finalizzato all’efficacia e alla sostenibilità economico-finanziaria anche ad Acquedolci?
La questione dei rifiuti deve essere affrontata con serietà e con razionalità, aprendo un dibattito serio con le forze politiche e sociali, con gli operatori economici e con i professionisti esistenti sul territorio e non con estemporanee decisioni unilaterali che hanno tutto il sapore di deprecabili scelte finalizzate ad ottenere il consenso elettorale.
Ad esempio: Non sarebbe il caso di discutere seriamente del sistema troppo dispendioso della raccolta “porta a porta”, i cui risultati sono discutibili anche in termini di decoro urbano, e pensare all’opportunità di pianificare delle “isole ecologiche” diffuse in maniera strategica sul territorio, ben inserite nel contesto urbano dal punto di vista dell’impatto ambientale, periodicamente trattate sotto il profilo igienico sanitario e videosorvegliate? Che senso ha continuare a gestire una maxi isola ecologica che ci costa circa 150 mila euro l’anno e che sotto certi aspetti costituisce essa stessa un disincentivo alla raccolta differenziata?
Perchè non indire una gara d’appalto, come ha fatto il neo Sindaco di San Fratello Fulia, per cercare di ridurre gli esorbitanti costi del servizio?
Fino ad ora l’unico provvedimento che ha preso la Giunta Gallo è stato quello di “rimescolare” le percentuali delle utenze domestiche e non domestiche: aumentando i costi delle utenze domestiche e diminuendo quelle non domestiche. Il risultato finale è la mancanza di beneficio per il cittadino. (Chi ha una utenza non domestica generalmente ne ha anche una domestica, per cui quanto ha pagato in meno sulla prima lo ha ritrovato in più sulla seconda). Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Giuseppe Scaffidi Fonti