Il 14 aprile Santo il Papa intellettuale/operaio, drammaturgo che leggeva Sartre ed Hemingway.
E’ una delle grandi figure atipiche del cattolicesimo del Novecento che ben si colloca accanto a quelle di Edith Stein, di Jacques Maritain, di Bernanos e di molte altre minori, quella di Karol Wojtyla. Grandi Spiriti travagliati dal confronto culturale, sociale ed ideologico con i propri tempi, lontani da un itinerario spirituale e vocazionale ordinario, quello normalmente intrapreso da religiosi ed anche laici. Spiriti che debbono anche all’asprezza dei loro tempi (ed alla “imperscrutabilità” delle “Vie” del Signore) il fatto di non essere stati estromessi dal cattolicesimo come sarebbe accaduto in altre circostanze. Vale per Bernanos, ancora oggi per molta parte del cattolicesimo un borderliner, per Maritain cui solo il Concilio Vaticano II appena concluso evitò la scomunica già in itinere. Vale per il giovane intellettuale operaio Karol Wojtyla, cui solo l’asprezza del nazifascismo e della guerra prima, del comunismo poi, consentirono da un lato di dare grande testimonianza di fede, dall’altra di evitare il Seminario, al quale la figura del giovane drammaturgo e delle sue frequentazioni sarebbe stata decisamente inadeguata. Più filosofo che teologo, corrente di riferimento quella più diffusa ovvero la fenomenologico esistenzialista inaugurata da Husserl ed Heidegger, cui la giovane e brillante Edith Stein – con connotazioni spesso parallele a quelle di Sartre – aveva dato la mediazione con San Tommaso d’Aquino. Poco convincente per i propri superiori sul piano intellettuale e filosofico, ancor meno su quello teologico nonostante gl’esami brillanti, convinceva di più per la sua vita da operaio vero, per la partecipazione alla liturgia e per la diffusione dell’insegnamento cristiano nonostante i rischi cui questo lo esponeva. Fatto sacerdote non senza riserve, fu destinato ad una delle più insignificanti delle parrocchie della diocesi. Ma qui, proprio quella formazione filosofico intellettuale che era ritenuta il suo maggior limite si mostrò invece il maggior punto di forza: un giovane sacerdote avvezzo al confronto con la cultura moderna, con le ideologie, capace di guidare soprattutto i giovani, sostenuto in ciò anche dalle sue indubbie qualità di sportivo. Con Bernanos e Maritain, ma anche con laici come Sartre, condivideva la ricerca per la “Terza Via” e l’impegno socioculturale deciso in questo senso. Proprio in esso, a differenza di questi ultimi cui lo status quo sancito da Yalta e la guerra fredda segnavano la barriera più forte, la nomina dell’ormai giovane Cardinale a Pontefice apriva orizzonti e scenari nuovi e prima del tutto inimmaginabili. Il resto è storia ed a partire dal 1989 il muro di Berlino non c’è più e con esso l’ordine sancito a Yalta. Ciònonostante, siamo ormai nel 2014, la Terza Via non pare assolutamente vicina e l’Europa, anche la Polonia, rigurgitano di focolai oscuri, vicini a quelli che a Berlino, nel 1933, illuminarono la notte con i bagliori dell’incendio del ReichsTag.
francesco latteri scholten.