LADRI DI FUTURO

Mi ha colpito qualche mese fa la lettera di Claudio Panebianco, uno studente del Liceo Classico “La Farina” di Messina, -pubblicata sulla Gazzetta del Sud del 6 ottobre 2013-, che appena diplomato, si poneva il problema se scappare o rimanere a Messina per continuare gli studi universitari.

E si poneva il problema a causa anche della pubblicità negativa scaturita dai vari scandali giudiziari che hanno interessato l’Università Peloritana, colpita nel tempo da numerose bufere e purtroppo, per alcune di esse “marchiata a vita”…

Dopo un’estate passata a rimuginare sulla scelta da fare,  in merito al proseguo degli studi, ha deciso di rimanere, sostenendo che “Chi perde è proprio chi decide di andare via, io rimarrò per urlare la mia voglia di riscatto…”

“Rimanere a Messina, in un momento come questo, -prosegue lo studente- è già una vittoria, un grido di protesta  unico nel suo genere, una voglia di riscatto che difficilmente può essere resa in modo migliore di questo… voglio dimostrare che non tutto è marcio come dicono…”

Queste considerazioni, e la rabbia sottostante,  sono ammirevoli, e mi danno modo di dire la mia sull’argomento.

Prima di tutto sul fatto che la causa prima del malessere manifestato dallo studente è da ricercare nel malcostume, duro a morire, di “collocare”, spesse volte, anche nei posti di responsabilità, persone che non meritano. Nelle pubbliche amministrazioni, ad esempio, non premiando il merito, si ha come diretta conseguenza una ricaduta negativa sulla qualità dei servizi erogati.

Ed ancora: quei favoritismi costituiscono un disincentivo all’impegno per quelli esclusi che invece meriterebbero, i quali, non vedendo riconosciuto il loro sacrificio, l’abnegazione, vengono demotivati nel  prepararsi al meglio. E questo costituisce un impoverimento per l’intera società.

E ciò è tanto più grave quando si parla, come dicevo, di  posti di responsabilità.

Gli esempi potrebbero essere innumerevoli: Titolo di studio conseguiti nei “diplomifici”, lauree conseguite in sedi universitarie “virtuali” o “facili”, concorsi organizzati ad hoc per questo o quel parente o amico, nomine in organismi di controllo fatte direttamente da coloro che dovrebbero essere controllati, come ad esempio nomine di revisori dei conti negli enti locali fatte in barba alle più elementari regole della opportunità e della deontologia sul ruolo di  “terzietà” che questi dovrebbero avere rispetto ai controllati; per non parlare poi della perdita di prestigio e di credibilità nei confronti della Comunità nel caso in cui i “nominati” hanno partecipato poco prima ad una competizione elettorale. Ed in questo senso si è addirittura pronunciato il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, secondo cui ” la carica di revisore non dovrebbe essere conferita (anche per effetto  di una specifica ed opportuna norma regolamentare) a coloro che hanno partecipato alla campagna elettorale (senza essere stati eletti a consiglieri), a coloro che nanno assunto un incarico politico che interessa il territorio  di competenza dell’ente…”

Emblematico, sotto questo aspetto, è il caso di un componente di un organo di revisione che per compiacere la maggioranza consiliare e/o la giunta, (non vi sono altre spiegazioni),  si è arrogato il diritto di inviare un documento su un ambito ( la presunta incompatibilità di un consigliere di minoranza), che non competeva certamente al proprio ruolo. Captatio benevolentiae?   Chissà? (sic!)…

Stesso discorso vale per la nomina dei Segretari comunali, la cui scelta è un atto discrezionale del Sindaco, basato su un rapporto fiduciario. Con ciò mettendo a dura prova la suddetta terzietà, oltremodo necessaria per fare da contraltare ai compiti di vigilanza anche sugli atti del sindaco.

Solo per fare qualche esempio: Il segretario comunale deve denunciare all’Autorità anticorruzione eventuali pressioni  esercitate dal sindaco sui dirigenti per l’adozione di specifici atti. E allo stesso è stata anche di recente assegnata la responsabilità del controllo di regolarità amministrativa degli atti adottati. E gli esempi potrebbero continuare…

Ho preso spunto dalla scelta coraggiosa posta in essere dal giovane studente messinese per dire che bisognerebbe avere tutti un sussulto di orgoglio e vigilare affinchè non si verifichino fenomeni di abuso in tutti gli ambiti della società, che si privilegi veramente il merito e si emarginino i “ladri di futuro”… Perchè il lassismo, l’indolenza, il riflusso nel privato, alimentano il malaffare!

Così da fare in modo che si concretizzi quanto statuito dall’art. 3 della nostra Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,  di religione,  di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo  della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,  economica e sociale del Paese.”

Giuseppe Scaffidi Fonti