La revoca del mandato assessoriale a Cirino Rotelli è emblematico del modo di operare al Comune di Acquedolci sotto la dittatura Gallo. Perchè proprio di questo si tratta.
O la pensi come il capo o sei fuori! Ed infatti uno di quelli che in Giunta cercava di pensare con la propria testa è stato “buttato fuori”.
Ed un segnale forte, precedente a quest’ultimo episodio vi era stato poche settimane prima con le dimissioni dell’assessore La Monica e la contestuale presa di distanze dalla maggioranza del consigliere Salerno, (acerrimo nemico di Gallo nella precedente amministrazione), segnali di un malessere che era già presente nella maggioranza.
Ma torniamo all’allontanamento di Rotelli, il più votato in assoluto nelle ultime elezioni amministrative, che pur potendo rimanere in Consiglio si è dimesso dalla carica di Consigliere per svolgere al meglio il ruolo di assessore, dando la possibilità al primo dei non eletti di subentrare nel Consiglio Comunale.
Tutti i commenti sulla vicenda, che ho potuto vedere nelle ultime ore, sembrano concentrati sul fatto che il motivo della revoca dell’incarico a Rotelli sia da ricercare nella nota da questi inviata al Sindaco e al Consiglio Comunale nella quale egli manifestava l’intendimento di devolvere parte della propria indennità per pagare il garage ai Carabinieri.
Ho motivo di ritenere invece che questa sia stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il motivo principale sia invece da ricercare negli sforzi che il Rotelli giornalmente profondeva nello svolgimento del proprio incarico, nell’essere diventato interlocutore dei bisogni della gente, che a lui si rivolgeva per trovare soluzioni; nel cercare di fare economia nelle spese che il Comune doveva affrontare: nelle spese per le forniture, nell’ottimizzare l’utilizzo degli strumenti e dei mezzi comunali, nell’utilizzare al meglio le risorse umane disponibili, mettendo a disposizione, a volte, risorse e mezzi propri pur di trovare soluzione ai problemi (anche spiccioli, ma non per questo meno importanti, delle persone).
Questo fatto, questo modo di essere “bonus pater familias”, evidentemente, alla lunga, ha dato fastidio al Sindaco, che ha visto poco alla volta sminuire le sue possibilità di essere egli stesso il punto di riferimento delle persone…
E così sono cominciate le discussioni con il “Principe”, prima pacate, apparentemente scherzose, ma poi via via sempre più violente a causa di una visione dell’amministrare la cosa pubblica, da parte di Rotelli, diametralmente all’opposto da quella del Sindaco.
Rotelli che non faceva distinzione fra cittadini di serie A e cittadini di serie B, il Sindaco che invece non perde occasione per alimentare le divisioni…
Il Rotelli che badava al risparmio di spesa in un’ottica di “spending rewiew”, il Gallo che faceva e continua a fare la cicala, utilizzando le risorse secondo “altre” logiche.
Invece di adottare una politica di razionalizzazione della spesa si è preferito altro, con il risultato di addivenire ad un aumento considerevole della pressione fiscale nei confronti della generalità dei cittadini.
L’atteggiamento virtuoso di Rotelli, in questo ambito, ha provocato la gelosia e la reazione del Sindaco, che ha trovato la scusa, paradossalmente fornitagli dallo stesso Rotelli con la sua ultima presa di posizione, per defenestrarlo. E non avendo il coraggio di farlo “motu proprio”, com’era nelle sue facoltà, ha preferito coinvolgere nella vigliaccata anche il resto della Giunta e la compagine di maggioranza, i cui componenti di quest’ultima, pur non rientrando nei loro compiti questo potere di “veto”, non hanno avuto la capacità, l’autonomia e l’orgoglio di non farsi tirare dentro questo gioco al massacro.
Ma in tutto ciò vi è forse una coerenza di fondo: Molti di loro sono stati protagonisti delle dimissioni in massa per far cadere il precedente consiglio, seguendo le direttive del Gallo, altri, che allora si trovavano dall’altra parte della barricata, sono stati nel frattempo contaminati da quel virus distruttivo.
Giuseppe Scaffidi Fonti