La prima visita di Papa Francesco in Terra Santa è invero qualcosa di molto di più. E’ una missione ardua ed irta di ostacoli da sempre: il dialogo tra le tre grandi religioni monoteistiche. Le origini sono comuni: per tutti è Abramo il “padre della fede”, il capostipite. Tuttavia già le connotazioni dello stesso profeta assumono sfumature alquanto diverse per le tre religioni: per la religione ebraica infatti egli è il capostipite, colui che ha stipulato con Dio una Alleanza eterna, l’incarnazione della fedele osservanza della legge, giustificato dalle sue opere testimonianza della sua fede e perciò l’ebreo ideale; per gl’islamici è invece, insieme a suo figlio Ismaele il fondatore della Ka’aba alla Mecca, santuario centrale dell’unico Dio e perciò capostipite degl’arabi, modello di sottomissione incondizionata (Islam), primo musulmano ovvero colui che consegue la giustizia mediante la fede in Dio; per i cristiani infine è il padre spirituale di tutti i credenti, le cui promesse si sono compiute in Cristo, modello di fede incrollabile ed annunciatore di Cristo stesso. Le diversità proseguono con la seconda grande figura comune, quella di Mosé, Maestro della Legge per eccellenza per l’ebraismo, prototipo del profeta Maometto per l’Islam, prototipo di Cristo per i cristiani. Diversità che fanno sì che la terza Grande figura sia la più discussa, quella di Gesù Cristo: Messia per i cristiani, profeta per gl’islamici, eretico per l’ebraismo. Nella storia ultramillenaria delle tre religioni la questione del dialogo si è sempre posta perchè di fatto si è concretizzata terribilmente a più riprese una delle accezioni antiche dell’ “Unico Dio” e precisamente quella di origine caldaica di “Dio degli eserciti”, e con essa quella di “Guerra santa”. E’ accaduto così che la Terra Santa sia stata per millenni non luogo di Pace bensì di scontro armato e miltare tra le diverse religioni ed in ispecie tra i loro elementi oltranzisti. Prima testimonianza storica di contrasto bellicistico tra ebraismo e cristianesimo è l’assassinio di Stefano cui assistette l’ebreo Saulo che resse per l’occasione i mantelli ai carnefici e che poi diverrà l’Apostolo dei gentili. La risposta cristiana non fu assolutamente da meno e così in Europa gl’ebrei furono ghettizzati, emarginati dal lavoro, e costretti a portare ben visibile la stella gialla sin dal medioevo. Agl’attacchi del militarismo islamico si rispose con quello non meno feroce (ed egualmente economicamente interessato) delle crociate. Il culmine dell’acredine militarista si ebbe poi con la battaglia di Lepanto. Il “Dio della Pace” dunque è quello nel cui nome si sono storicamente versati i maggiori fiumi di sangue e la realtà odierna non presenta assolutamente connotazioni diverse, basti guardare alle cronache della Nigeria, a quelle dello stesso Medio Oriente etc. Una inversione di rotta è stata tentata più volte nel corso del Novecento dai Papi, e forse la prima pietra storica più visivamente simbolica è stata posta da Papa Benedetto con il significativo gesto di levarsi le calzature – come da prescrizione della legge islamica – in occasione della visita alla Moschea, gesto che commosse il mondo islamico: “anche il Papa è con noi” si disse allora. La scelta di Papa Francesco è quella di ricalcare lo storico viaggio di Paolo VI, probabilmente anche in vista della sua santificazione, ma le grandi effigi che sono state poste ad attenderlo sono invece quelle di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Viaggio dunque idealmente unificatorio anche nell’ambito del cristianesimo, c’è l’incontro con il patriarca ortodosso, e soprattutto nella stessa Chiesa. Ma, se da un lato, come il Pontefice ha voluto ricordare nel titolo stesso dell’omelia per la sua prima Messa in Terra Santa, “La Pace è un dono da costruire con i gesti”, dall’altro essa è appunto un dono e perciò elargizione dello Spirito: “La missione dello Spirito Santo, infatti, è di generare armonia – Egli stesso è armonia – e di operare la pace nei differenti contesti e tra soggetti diversi. La diversità di persone e di pensiero non deve provocare rifiuto e ostacoli, perché la varietà è sempre arricchimento. Pertanto, oggi, invochiamo con cuore ardente lo Spirito Santo, chiedendogli di preparare la strada della pace e dell’unità…” Se questo presupposto fosse accettato dai vari integralisti, fondamentalisti, oltranzisti etc. di tutte le parti, a cominciare da quelli cristiani, la missione sarebbe compiuta. La realtà, prassi e cronache, ci dice che purtroppo, perintanto, si tratta solo di un bell’auspicio…
francesco latteri scholten.