A dispetto dei secoli che ci separano da lui – e della crisi del settore librario – Dante Alighieri e la sua opera stanno vivendo un vero e proprio revival e l’interesse è dedicato soprattutto alla Divina Commedia ed in particolare alla sua prima cantica – d’altronde la più letta da sempre: l’Inferno. Innumerevoli sono le opere in Italia ed all’estero dedicate al grande Maestro fiorentino e la maggior parte premiate da successo sia di critica che di pubblico. E’ ormai passato qualche anno, il copyright porta l’anno 2008, ma la pool position meritatissima continua ad essere quella di Dan Brown con Inferno. “Il miglior thriller di sempre” e non solo tra quelli dell’autore, con un ritmo mozzafiato di suspence, colpi di scena, di estro, di genio. Non è ovviamente il caso di svelarne la trama, bensì quello di segnalarne la forza trascinante che ci riporta nella Firenze di Dante, tra i suoi tesori artistici, i suoi misteri ancora non svelati e che entrano di forza a far parte di quelli della trama, delle sue opere architettoniche e dei loro segreti – compresi i passaggi segreti (tutti veri) in cui trovano luogo financo fughe ed inseguimenti del Prof Langdon – delle immense ed attualissime tematiche oltre che simboliche, antropologiche, filosofiche ed etiche che si stagliano sullo sfondo: alla loro luce l’ Inferno di Dante diventa non più ciò che sempre vi è stato scorto, ossia la descrizione dell’ “Al di là”, del mondo dei defunti, la versione cristiana dell’ “Ade” pagana, bensì profezia, ovvero descrizione di ciò che accadrà. C’è infatti una visione oscura che incombe, la vita e la morte, il bene ed il male. Ma cosa è davvero il Bene e cosa il Male? Invero la tematica etica occidentale sembra aver fuorviato e distorto il concetto di Bene configurandolo quale bene del singolo e configurando quello comune quale sommatoria del bene individuale. Quale Bene invece va posto anzitutto quello comune, ossia quello della specie, in armonia con le altre e con il mondo nel quale esse si trovano ed è solo in questo contesto che va collocato il bene del singolo. Ma, se dunque il Bene è anzitutto quello della specie, allora non c’è una assolutizzazione della “vita” e Vita e Morte necessariamente s’intrecciano a costituire un tutt’uno, un equilibrio di cui anche la morte è parte: è così che alla grande peste, la peste nera, che venuta dalla Cina ha devastato anche l’Europa, farà seguito l’epoca di più grande splendore: il Rinascimento. Quando perciò – consapevolmente o meno – l’operare umano esce da quest’orizzonte l’uomo segue una direttiva deviata, non più il Bene della specie ed in esso quello del singolo, bensì una direttiva egoistica che costruisce di fatto l’Inferno. Ma questa è, a parere dell’ “Ombra”, proprio la direttiva intrapresa dall’umanità negl’ultimi secoli, una direttiva la cui prospettiva è l’Inferno dantesco causato dalla sovrappopolazione e dalla penuria:” … questo avrà delle ripercussioni sull’animo umano (…) I peccati citati da Dante (…) cominceranno a ribollire, risalendo in superficie amplificati dal bisogno (…) La sovrappopolazione genera molto più del disagio spirituale. C’è un passo di Machiavelli: “Quando tutte le province sono ripiene di abitatori, in modo che non possono vivervi né andare altrove…” allora è necessario che il mondo si epuri e il mezzo a ciò sono le pestilenze…” Ma, d’altronde, già nel prologo l’ “Ombra” ci avverte: “Io sono l’Ombra. Attraverso la città dolente, io fuggo. Attraverso l’etrno dolore, io prendo il volo.” E l’aveva poi concluso: ” Mio Dio fà che il mondo ricordi il mio nome non come quello di un mostruoso peccatore, ma del salvatore glorioso che tu sai che io sono. Prego affinché l’umanità comprenda il dono che lascio dietro di me. Il mio dono è il futuro. Il mio dono è la salvezza. Il mio dono è l’Inferno.
francesco latteri scholten.