La globalizzazione ha cambiato connotazione sia al gioco che ai giocatori. Se fino ad un passato assai recente la connotazione di fondo di molti leaders mediorientali è stata la laicità – si vedano ad es. diversi leaders dell’ OLP ma anche Gheddafi o Saddam Hussein – e l’ Islam era considerato una componente del mondo arabo, oggi ha preso piede fortemente la posizione, all’epoca minoritaria di Sayyid Qutb, fratello musulmano giustiziato in carcere nel 1966. Per Qutb, al contrario, è il mondo arabo ad essere una parte dell’Islam, unico vero, e la Jihad, la “guerra santa” è un dovere per ogni islamico: dovere di liberare non solo i propri territori, ma l’umanità intera da ogni schiavitù che non sia quella dovuta a Dio. “L’Islam – questa la tesi di Qutb – è adorare solamente Dio e liberarsi dalla servitù verso i servi di Dio. L’Islam non è democrazia islamica né socialismo islamico…”. Così la globalizzazione, anche a seguito di gravi errori di valutazione sia degli USA che degli stessi Paesi Arabi, ha portato come reazione non tanto i pur sentiti nazionalismi arabi, quanto piuttosto il fondamentalismo islamico jihadista. La spinta USA – sicuramente non voluta – è venuta dalla condanna a morte con tanto di esecuzione davanti al pubblico mediatico dell’alleato laico Saddam Hussein e da quella – peraltro dovuta alla comparsa forte sullo scenario mondiale di un nuovo attore, la Cina – del leader laico libico Gheddafi. La spinta da parte dei Paesi Arabi è venuta invece tramite i cospicui finanziamenti concessi all’ ISIS per una politica religiosa e socioculturale che invece ora sta ritorcendosi contro di loro e la loro leadership locale. Di quanto la situazione sia sfuggita di mano ad entrambi, già dai tempi di Bush, è esempio luminoso la figura di Osama Bin Laden, capo di Al Qaeda recentemente ucciso: appartenente sia alla cerchia della famiglia reale saudita, sia referente della CIA per il Medio Oriente. Dunque jihadismo e collocazione transnazionale, come voleva Qutb, ma adesso non più solo contro Nasser e gli USA, bensì contro Assad, contro l’Iraq, ma anche contro l’Iran, la Turchia e gli stessi Sauditi, per costruire appunto l’ISIS gli Stati Islamici a legge coranica del Medio Oriente e riconquistare Gerusalemme… Perintanto l’ISIS è adesso anche realtà territoriale transnazionale con la conquista e l’occupazione di un territorio che comprende parte della Siria e dell’Iraq, dove è stata conquistata Mosul e si è giunti alle porte di Baghdad, la minaccia alla Turchia è seria e l’Iran ha rafforzato le truppe di confine, Israele è allertato.
francesco latteri scholten.