E’ la nuova frontiera della tecnica aereonautica e, soprattutto, del suo bussiness, un mercato stimato da 120 a 150 Mld di dollari solo nei prossimi dieci anni. Si tratta dei droni, nome derivante dal suo ronzio simile a quello del maschio dell’ape, il fuco, che in inglese è appunto “drone”. Altro termine molto usato è RPA (Remotely piloted aircraft), o, con sigla italiana, APR (Aeromobile a Pilotaggio Remoto, ossia senza pilota umano a bordo). In quanto tali sarebbero soggetti alle leggi speciali, ai regolamenti dell’ENAC e ai decreti del Ministero della Difesa, quelli militari. Quanto in realtà tutto ciò sia aleatorio lo lascia subito intuire la versione “free time” di questi velivoli che a tutti è capitato vedere già nei negozi di giocattoli al modico costo di appena 9 Euro, per di più in dimensioni già abbastanza miniaturizzate da stare bene nel palmo di una mano: il mini elicotterino radiocomandato perfettamente funzionante e con ottime performances di volo. Gli utilizzi più promettenti, anche economicamente, sono ovviamente quelli miltari e soprattutto di intelligence: le dimensioni e le performances qui variano in funzione del fine, per cui a droni delle dimensioni e prestazioni di un moderno jet da “caccia” militare si va a quelle di una libellula con il vantaggio di poter accedere a qualsiasi ambiente con possibilità estreme a fini di intelligence, ad es. può stare anche una giornata intera, le batterie glielo consentono, silenziosissimamente davanti a una finestra di qualunque palazzo e riprendere in audio/video quello che avviene lì dentro, o addirittura per quelli di dimensioni da libellula, introdurvisi… Ovviamente non basta, i droni infatti possono anche essere utilizzati, come super ripetitori con capacità di oltre 1GB al secondo e costi contenutissimi. Il Pentagono negl’ultimi dieci anni ha incrementato il proprio parco droni da 50 ad oltre 7.000 esemplari e nella corsa gli altri Stati leader non sono rimasti a guardare – Israele, India, Russia, Turchia, e Cina – e, soprattutto non sono state a guardare le rispettive industrie. Leaders sono gli americani con il 60% del mercato Northrop Grumman e Lockheed Martin, a ruota c’è Israele con il 30% ad opera di Elbit System ed Israel Aerospace Industries. In corsa – ovviamente – anche il nostro Paese con Finmeccanica in opera anche con i francesi di Dassault e con Airbus per la costruzione del primo drone europeo. (Nell’immagine la nuova frontiera di questa tecnologia, un nano drone poggiato su un dito, che alle caratteristiche di cui sopra aggiunge quella di poter eventualmente prelevare ad esempio del DNA oppure di iniettarne uno modificato, oppure, ancora, di iniettare agenti patogeni quali virus e batteri…)
francesco latteri scholten.