Il decreto di Al Baghdadi, califfo autoproclamato dell’ ISIS (o ISIL), e discendente – sempre per autoproclamazione – di Maometto, del 21 u.s. con il quale si impone a tutte le donne l’infibulazione, andando ben oltre la stessa legge islamica che invece non la prescrive, anche se l’aberrante pratica è assai diffusa negl’ambienti islamici, porta in auge con forza, insieme al drammatico conflitto israelo palestinese (ma anche insieme a quello russo ucraino), le tesi di Huntington del 1997. La ripropongono anche le realtà di piazza ad es. di Parigi e di Ankara. La ripropongono anche le mancate realtà di piazza ad es. di Roma, dove appena qualche decennio addietro si manifestava in massa all’insegna dello slogan “Palestina libera o intifada anche qua”. Paradossalmente la mancata realtà di piazza a Roma ben spiega i disordini di Parigi: negl’anni dello slogan romano infatti la piazza parigina era in subbuglio più che quella laziale ed il sostegno dei francesi era più sostanzioso di quello italiano. Oggi invece lo scenario francese è difficilmente ancora identificabile come tale, specie nei momenti della preghiera e delle ricorrenze islamiche quando la città della Senna è irriconoscibile come europea e le manifestazioni di piazza a favore della Palestina vedono la presenza soprattutto di islamici. Nella città dei sette colli ed in Italia il fenomeno non ha ancora raggiunto le dimensioni d’oltralpe, ma tuttavia è ben evidente ed in fortissima crescita per l’immigrazione di massa originata con gli sbarchi. Fermo restando il dovere dell’aiuto umanitario a chi è in necessità (anche se andrebbe sottolineata la purtroppo non reciprocità della cosa), la realtà e le dimensioni del fenomeno sono ormai tali da porre non pochi problemi. Anzitutto per quanto concerne i diritti umani, le donne, la diversità sessuale (si legga i gay), e la stessa libertà religiosa. Tutti settori nei quali l’immigrazione di massa ci riporta di fatto indietro ad un passato che si riteneva la nostra civiltà avesse per fortuna superato. Ed invece eccolo di nuovo lì con le sue guerre di religione, le cacce alle streghe, i roghi al “finocchio”, i roghi di libri, le torture e quant’altro. E non riguarda solo i territori dell’ ISIS. Il problema c’è immediatamente, non solo in Francia a Parigi o in Germania a Berlino, ma anche, identico, ad es. nelle ns scuole medie, dove i ragazzini islamici si rifutano di fare quello che dice la Professoressa perché è una donna e per di più un’infedele e loro ormai sono già – almeno per la legge islamica – degl’uomini. Il problema c’è nei nostri commissariati di polizia quando c’è l’ennessimo assassinio della ragazza islamica che si è rifiutata alle nozze con chi se l’era comprata o più semplicemente perché “rea” di voler vivere all’ “occidentale” o perché rifiutava appunto l’infibulazione, o ancora perché c’è l’ennesimo omicidio a causa della più grave delle colpe: l’omosessualità. Ed allora se ben venga la condanna per crimini di guerra dell’Israele di Netanyahu, cui un equo Moni Ovadia ha ben fatto a ridare indietro la cittadinanza, ben venga altrettanto quella di Al Baghdadi ad es. per i fatti di Mosul contro i cristiani. Ma di questo nessuno dice nulla. Più che la barbarie grottesca di Al Baghdadi, simbolo emblematico della nuova realtà che viene configurandosi sin nel cuore della ns vecchia Europa – Italia compresa – è proprio quella parigina di questi giorni: un ritorno subdolo e poco appariscente ma proprio per questo ben reale al passato, e ad un passato non francese: un passato islamico, ma non quello fiorente dell’Islam medioevale, quello tenebroso di un Bin Laden, di un Al Baghdadi e così via. E, riconosco di avere sbagliato: allora, nel 1997, mi distanziai in parte dalle tesi di Huntington. Oggi gli riconosco di avere non solo pienamente ragione, ma che le prospettive, dati alla mano sono più tenebrose. Lui scriveva così: “La tesi di fondo di questo saggio (“Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale” ndr.) è che la cultura e le identità culturali – che al livello più ampio corrispondono a quelle delle rispettive civiltà – siano alla base dei processi di coesione, disintegrazione e conflittualità che caratterizzano il mondo post-Guerra fredda.” E per questo che “Nel mondo post-Guerra fredda le bandiere sono importanti, al pari di altri simboli di identità culturale: croci, mezzelune, e persino copricapi; perché la cultura è importante, e l’identità culturale è per la gran parte degli uomini il valore primario. Il genere umano sta scoprendo nuove, ma spesso anche vecchie identità, e sta marciando sotto nuove (ma spesso anche vecchie) bandiere che portano a combattere guerre contro nuovi (ma spesso anche vecchi) nemici.” Ed oggi una mezzaluna ben più inquietante di quella del medioevo è ben diffusa ad es. a Parigi ma anche a Roma.
francesco latteri scholten