Dopo le 2 ore e venti minuti della proiezione una sonorissima “standing ovation” per Mario Martone ed il suo “Il giovane favoloso” scritto insieme alla moglie Ippolita Majo dopo accurati e lunghi studi e magistralmente interpretato da Elio Germano. Giovane favoloso è il dovuto eufemismo ex post per un personaggio invero tra i più impegnativi e discussi dell’ Ottocento, al di là del proprio tempo e soprattutto della mentalità e dei costumi dell’epoca, per questo spesso non condiviso, specie in scelte importanti quale la rinuncia di una scelta di indirizzo ecclesiastico che avrebbe potuto portarlo al cardinalato, pur restando improntato alla metodologia della formazione gesuitica. Oggi, lo si colloca al fianco di Schopenauer o Kafka, e, più propriamente di Nietzsche. Si può forse quasi parlare di passaggio del testimone per la forza di alcune comunanze, tra il letterato e filosofo italiano, nato a Recanati nel 1798 e morto a Napoli nel 1837, ed il filosofo e letterato tedesco (ma assai amante dell’Italia) nato nel 1844 e morto nel 1900. La passione per i classici latini e greci e per la filologia è fondamentale per la formazione di entrambi – Nietsche sarà discepolo di Burkhardt in persona – mentre in Leopardi questa passione è all’origine della svolta più importante del proprio pensiero. Entrambi posseduti più che dalla passione da un vero e proprio furore creativo che porterà Nietzsche alla pazzia e Leopardi all’esaurimento. Una omosessualità latente ed inaccettabile per la società dell’epoca è l’altro tratto in comune, ma Mario Martone spiega di aver voluto lasciare diverse soglie del Mistero al fine di lasciare una maggior libertà allo spettatore, e che una di esse sia appunto questa. Tuttavia nel terzo dei tre “quadri” in cui è diviso il film (l’isolamento di Recanati con le sue costrizioni, i primi piaceri a Firenze e infine la Napoli ancora naturale e selvaggia), è ripresa la scena del lupanare in cui Leopardi va in camera con un ermafrodito… Avvicina Leopardi a Kafka invece il commento dello stesso Mario Martone: “Leopardi sente da subito tutte le gabbie che nella vita di ciascuno di noi si formano: la famiglia, la scuola, la società, la cultura, la politica, ma non viene a patti e non indossa la maschera dell’ipocrisia dominante. E’ a suo modo un ribelle e soffre il prezzo di questa scelta, ma è grazie a questa spinta che trova la forza per rompere le gabbie che lo attorniano. Ognuno di noi vive la costrizione di queste gabbie e quindi chiunque anche non conoscendo i poemi di Leopardi sente il mio personaggio nell’anima e nel cuore”. Un personaggio che affascina e cattura, non solo intellettualmente, ma anche – di nuovo vicino a Nietzsche – esteticamente: “Ho studiato il personaggio per 4 mesi ed interpretarlo è stato un lusso” ha dichiarato Elio Germano… Un Leone d’oro per il Leone della letteratura e Filosofia italiana dell’ Ottocento (ma anche ancora di oggi)?
francesco latteri scholten.