Nessuno – almeno nelle statistiche ufficiali – si è mai curato di andare a prendersi il passaporto e, soprattutto, è mai andato a chiedere alla madre di mandare il fratello in banca a ritirare la propria parte del conto e mandargliela “tutta” e ritirare poi egli stesso di persona gl’ultimi cinque stipendi prima d’andare a “suicidarsi”. L’ora dell’annunciato “suicidio” è le 11 di sera del 25 marzo (siamo nel 1938), in mare, ed effettivamente prese il piroscafo Napoli Palermo delle 22.30. Ma allora, cosa massimamente incongruente per un fisico del suo calibro, l’ora non può corrispondere perché la nave è ancora vicina alla costa e, soprattutto, equipaggio e passeggeri sono tutti in giro… Ed in effetti da Palermo manderà una lettera ed un telegramma. Annuncia il ritorno solo di non voler continuare ad insegnare. L’infermiera che solitamente si occupava di lui lo rivide a Napoli dopo il 27 marzo. Molto religioso, era stato alunno del “Convitto Massimo” a Roma dal 15 dicembre 1917 al 27 gennaio 1918, si incontra ai primi di aprile, sempre a Napoli con il superiore della chiesa del “Gesù Nuovo” chiedendo di essere ospitato in un ritiro per fare esperimento di vita religiosa. E qui si perdono le tracce di Ettore Majorana. Il più grande genio della fisica italiana e non solo, uomo assai schivo ed introverso, aveva elaborato la teoria del nucleo fatto di protoni e neutroni prima di Heisenberg, ma l’aveva gettata nel cestino e proibito ad Enrico Fermi di parlarne. Con Heisenberg di persona si incontra il 20 gennaio 1933 – circa un mese e mezzo prima dell’incendio del ReichsTag e del colpo di Stato nazista – ed è l’incontro più importante della sua vita: sono continuamente insieme a parlare di ciò che attanaglia le loro menti, la fisica nucleare, ma anche del suo senso, delle sue implicazioni, le sue implicazioni nel contesto in cui si trovano… Torna in Italia nell’agosto del 1933 profondamente cambiato e si fa vedere solo raramente all’Istituto di Fisica e nel 1935 passa all’ Università di Napoli. Ma è proprio nel 1934 che, all’Istituto di Via Panisperna, Enrico Fermi ed i suoi ottengono per la prima volta la fissione dell’atomo di uranio, ma non se ne accorgono, lui invece sì, così come era già accaduto nel 1931 quando Irène Curie e Frederic Joliot trovarono un effetto compton sui protoni e lui, Majorana, aveva esclamato: “che sciocchi, hanno scoperto il protone neutro e non se ne sono accorti”. A Fermi ed ai suoi ci vorranno altri 4 anni a capire che sì, avevano ottenuto la fissione: e siamo nel 1938, l’anno della scomparsa di Ettore. L’accensione di una miccia, è di questo che avevano parlato lui ed Heisenberg 5 anni prima. Loro si erano tirati indietro, Oppenheimer e gl’americani a Los Alamos no. Il 6 agosto 1945 il B52 Enola Gay sorvolò Hiroshima. Nell’immediato dopoguerra, Vittorio Nisticò, direttore del giornale palermitano “L’Ora”, accompagnò un amico nella visita ad un monastero certosino e qui un “fratello”, nipote dello scrittore Nicola Misasi, confidò che nel convento vi fosse, tra i Padri (che a differenza dei “fratelli” non escono dal convento) un grande scienziato e che vi fosse ancora o vi fosse stato il comandante del B52…
francesco latteri scholten.