Era nato a Liegi nel 1903 ed aveva iniziato la sua carriera giovanissimo – 17 anni – nella sua città natale, come giornalista, per trasferirsi poi a Parigi negl’anni ’20. Le opere sono oltre 420, diverse sotto pseudonimo, ma il successo – prima francese e poi mondiale – è dovuto al personaggio del Commissario parigino Jules Maigret, apparso per la prima volta nel 1929 in una serie di novelle per la rivista “Détective”, al cui successo ha dato un contributo italiano anche la serie di sceneggiati interpretati, negl’anni dal 1964 al ’72, da Gino Cervi per la regia di Mario Landi e con responsabile della produzione Andrea Camilleri. La consacrazione televisiva definitiva arriverà con l’ottima serie francese, interprete il bravissimo Bruno Cremér. Di Maigret (anche se bisognerebbe dire il contrario) Simenon ha molte cose, a cominciare dall’aspetto di “Commissario” in molte immagini, dal gusto per il tabacco e la pipa, per un buon bicchiere di “bionda” e per la buona cucina. Sessualmente invece, rispetto al casto Maigret, Simenon si colloca agl’antipodi, vero Playboy, con numerosissime amanti anche famose, tra le italiane Nadia Cassini. Dalle immagini, probabilmente per lo stile, gl’occhiali cerchiati, la pipa, molti degl’atteggiamenti, ricorda invece in qualche modo Jean Paul Sartre, ed in qualche modo ci ricorda il grande filosofo francese anche il modo di pensare di molte opere più impegnative, ma anche di diversi sfondi e contesti di Jules Maigret. Ne “Le campane di Bicétre”, una delle opere più belle e filosofiche, si interroga proprio sul senso della vita al cospetto della morte. E’ quello che aveva fatto un altro grande indimenticabile “Commissario” della letteratura del Novecento, il Commissario Barlach del Nobel Friedrich Duerrenmatt ne “Il sospetto”. Ma qui Maigret non c’è, c’è solo Simenon ed è il Simenon più grande. Tuttavia, se Barlach / Duerrenmatt si era interrogato sul senso ed aveva risposto affermativamente con un impegno per la Giustizia per cui vale la pena di vivere e di impegnarsi sino all’ultimo, Simenon si interroga sul senso della sua e perciò della connotazione più intrinseca ad essa: il successo. E, quasi si travalica in direzione di un giudizio – peraltro negativo – l’atteggiamento classico di Jules Migret, sempre fermo – e perciò apprezzato e stimato – al classico biblico del “non giudicare”: “io non penso niente…” afferma in più occasioni, ma proprio per questo tiene aperte tutte le possibilità, collocato in un giusto distacco personale conferito dalla condanna dell’errore, ma dalla considerazione della persona. E’ l’atteggiamento che lo accomuna al suo erede italiano, il Commissario Montalbano di Andrea Camilleri. E’ l’umanità esistenzialista, serena e distaccata, che ne decreta il successo straordinario: oltre 500 milioni di copie vendute quando, a Losanna, il 4 settembre 1989 l’autore ci lascia. Da allora ad oggi Maigret continua ad affascinare: le copie vendute sono oltre 200 milioni, per un totale complessivo di oltre 700 milioni.
francesco latteri scholten.