E’ quanto di fatto sancisce l’orientamento della maggioranza dei cardinali, orientamento cui ha dato la sua autorevole benedizione Papa Francesco ma già anche a suo tempo il Card. Ratzinger. Sembrerebbe dunque che la Chiesa – come improvvidamente hanno sostenuto molti osservatori (alquanto superficiali) – si adegui alla “modernità” e con essa allo Spirito della Costituzione democratico repubblicana della maggior parte dei Paesi occidentali, Italia compresa. Così ovviamente non è. Si rimane infatti saldamente ancorati al principio della “Sanioritas” (il più “santo”) e dell’istituzionalismo, magistralmente sanciti da Agostino d’Ippona nelle sue “Confessiones”. In altri termini: ci si guarda bene dall’aderire al principio della pari dignità (e pari diritti) della persona che le Costituzioni moderne sanciscono ed in base al quale le leggi da queste derivate regolano anche il divorzio. Una eventuale colpevolezza del “Pater”, nel frattempo anche Pater della nuova famiglia, intaccandone infatti l’autorevolezza, sminuirebbe invero quella dell’ “auctoritas” morale della nuova famiglia e della stessa famiglia in quanto istituzione. Dunque non divorzio legale moderno, bensì “Divorzio Cattolico”, ovvero di legittimazione / delegittimazione. Legittimazione del “Pater”, si veda l’esempio luminoso delle “Confessiones”, e delegittimazione sia della “mulier” che dei “filii”. La delegittimazione della “mulier” è, ovviamente, doppia: sia per legittimare il “Pater” che per separarla dai “filii” necessaria ad evitare un possibile “ritorno di fiamma” e perciò l’istituzione di fatto della poligamia. I “filii” sono invero di fatto ridotti a figliastri ma su questo si è poi ambigui (del resto è lo Spirito delle Confessiones): si è d’accordo con la modernità sul fatto che il termine “figliastro” sia volgare e che non vada utilizzato, non si è d’accordo e di fatto all’atto pratico si rifiuta la pari dignità della persona dei figli. Perciò: figli per figliastri e figliastri per figli. Del resto già negl’anni andati quando a capo della Conferenza per la dottrina della Fede (la ex Inquisizione) era il Card. Ratzinger, teologo progressista pro Conciliare prima e anticonciliare poi, si agitava – soprattutto da parte dei teologi tedeschi – lo spauracchio della “Vaterlose Gesellschafft”, la società senza padre. Il problema vero sono infatti anzitutto i dati statistici simili nei vari Paesi, in base ai quali circa il 70% dei matrimoni termina con il divorzio e, a sua volta, nel 70% di questi è l’uomo a lasciare la famiglia perché se ne è fatta un’altra. Moglie e figli restano indietro, il più delle volte la donna non si risposa e così in pochi decenni sarebbe re istituita la società di tipo matriarcale. Ma Dio è Pater e Giovanni Paolo I per aver azzardato dire che possa anche essere Mater si è sentito subito male ed è morto… La professione di fede infatti recita: “Credo in unum Deum Pater…”. Ed in proposito a figli e moglie, già verso la fine degl’anni ’80, dal pulpito del “Campo Santo Teutonico” Mons. Clemens, allora stretto collaboratore del Card. Ratzinger, tuonava così: “… der Verzicht auf ein Recht auf Recht” (la rinuncia al diritto alla Giustizia) *.
francesco latteri scholten.
* Chi scrive era presente, se ne è andato schifato e non c’ha più messo piede.