52 seggi al Senato ai Repubblicani, 43 ai Democratici, la Good Old Party, adesso ha la maggioranza in entrambe le Camere. Il Partito Repubblicano dunque conquista 7 seggi, in bilico ce n’erano 6, di più: conquistano anche lo Iowa, roccaforte di Obama, dove passa invece Joni Ernst candidato “rosa” con il 52% dei suffragi. La notevole ripresa economica USA degl’ultimi mesi non è, di fatto, servita a sostenere la popolarità del Presidente, la cui immagine, per tradizione, è legata a quella globale degli USA, in netto calo, per non aver saputo dominare la scena internazionale come un tempo. Rimane il motto critico: “Bush era il Presidente che governa e non pensa, Obama quello che pensa e non governa”. Se a livello di immagine globale hanno pesato ISIS ed Ebola, a livello di base, per Obama quella afro-latina, ha pesato la legiferazione sull’immigrazione e sulla disoccupazione che ne hanno causato un abbandono: si è sentita tradita. La cosa ha portato ad un circolo vizioso, per cui da un lato Obama non ha praticamente fatto campagna elettorale cosa che ha certamente ulteriormente inciso, dall’altro nessuno dei candidati democratici lo ha voluto accanto per la propria… In empasse anche l’altro candidato Democratico, Hillary Clinton con un esito assai ambiguo: nessuno dei candidati da lei sostenuti è passato, ma trasversalmente agli schieramenti si è registrato, sulla sua scia, un successo dei candidati “rosa” mai visto prima negli States. La Clinton resta comunque, almeno nei sondaggi, il candidato più popolare in assoluto a prescindere dal partito. Le elezioni dunque connotano una bocciatura della politica soprattutto internazionale ma anche interna degli USA ed una realtà socio-culturale ed economico politica del tutto nuova e diversa degli USA, realtà che peserà sulle prossime presidenziali, anche per la GOP che ha vinto queste Midterm.
francesco latteri scholten