630 voti, l’ 88%, 60 in più del necessario, per Silvana Sciarra di Trani, ordinaria di Diritto del lavoro a Firenze, alla Corte Costituzionale. 537 per Alessio Zaccaria al CSM. L’asse PD-grillini marginalizza F.I.. Stefania Bariatti, candidata di Berlusconi, con 439 voti non raggiunge il quorum dei 570 richiesti ed all’appello mancano ben 45 voti proprio delle stesse fila di F.I. . L’empasse che ormai durava da tempo è stata superata dunque con l’uscita di fatto dal “patto del nazareno” sul quale lo stesso Renzi si è espresso con una battuta: “altroché se scricchiola…”. L’osservazione che centra in pieno è però quella di Arturo Parisi – prodiano, uno dei padri fondatori del PD ed uno dei suoi ideologi più importanti -: “ora sono possibili anche altre intese istituzionali anche su Colle e legge elettorale”. Le due in realtà si intrecciano specie se ci si ricorda dell’eventualità di lasciare il proprio mandato prima della sua scadenza, fatta la legge elettorale, ventilata da Napolitano all’accettazione del suo secondo mandato. L’ “italicum” modificato da Renzi – voto alla lista invece che alla coalizione e blocco al 5% – sta bene ai grillini e ha il placet anche dalla Lega e può perciò benissimo essere approvato entro metà gennaio: una falce che taglia fuori “fratelli d’Italia”, NcD e gl’altri satelliti di una F.I. già in ulteriore e definitivo declino. Ne deriva la consecutio: per la successione al Colle è chiaro che il nominativo sarà deciso da 2+1: PD + M5S e Lega. Insomma il voto della Consulta segna il definitivo tramonto di un’era della politica italiana: Goodbye F.I.
francesco latteri scholten.