Una volta, quando le strade avevano bisogno di manutenzione si facevano dei lavori per metterle a posto. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui si facevano i cantieri di lavoro per ripristinare i danni sulle strade.
Ora invece vediamo che il paese è pervaso dall’incuria più totale e le strade sono caratterizzate da buche sempre più grosse, senza che la cosa sembra interessare i nostri amministratori. E se qualche intervento si è visto, lo stesso è stato fatto in un’ottica di emergenza, per esempio “rattoppando” le buche con cemento o con della calce, come si è visto in occasione della gara dei “go-cart” organizzata la scorsa estate in un circuito cittadino. Dopo poco tempo siamo punto ed a capo.
Come dicevo sopra, come sono lontani i tempi in cui si vedevano squadre di operai che collocavano le vecchie mattonelle di pietra lavica.
Mi chiedo: Ma che fine fanno i soldi che vengono prelevati con la nuova imposta denominata T.A.S.I (Tassa sui servizi indivisibili)?
Sbaglio o tra le finalità di essa vi è anche quella dei servizi correlati alla viabilità ed alla circolazione stradale, come si legge nell’art. 57 del regolamento della I.U.C. (Imposta Comunale Unica). Ormai con queste sigle non si capisce più nulla…
Sembra che questo mandato amministrativo sia caratterizzato dal detto che fu di Luigi XIV: “Après moi le déluge!”
Giuseppe Scaffidi Fonti