Mentre a Donetsk continuano i bombardamenti, i quattro leader, Vladimir Putin, Petro Porochenko, Francois Hollande ed Angela Merkel hanno da poco terminato la lunga “Call Conference” che era stata già programmata per questa mattina dopo l’incontro di Mosca venerdì u.s. . La dichiarazione di una riconsiderazione delle autonomie e di un loro riconoscimento decisamente maggiore ha parzialmente contribuito ad una relativa “distensione”. Nella complessità delle vicende ucraine emergono infatti precipuamente due problematiche: quella etnica sempre storicamente in primo piano in quanto ad est dello Dnepr la popolazione è da sempre per oltre l’80% di etnia, lingua e tradizione russa; quella economico politica decisamente accentuatasi da quando a giugno 2014 Putin con Nazarbaev (Kazakhstan) e Lukashenko (Bielorussia) cui si sono poi aggiunti Armenia e Kirghizistan ha dato vita alla nuova Unione Economica Euroasiatica. A dispetto del nome, alquanto fuorviante, non si tratta semplicemente di una “unione economica” bensì, basta guardarne i leaders, di un progetto dalle forti e inquietanti connotazioni poltiche: tutti infatti sono noti gerarchi della ex Unione Sovietica. Che della nuova realtà sovranazionale non abbia fatto parte fin dal nascere anche l’Ucraina lo si deve alla vittoria della “infedele” Timoshenko, cui Putin ha subito risposto con l’annessione della Crimea. Dunque la soluzione classica sempre applicata nel corso della storia all’Ucraina quale rimedio panacea, ovvero di assegnare ad una più o meno diretta influenza russa i territori ad est dello Dnepr, e ad una europea quelli ad ovest come di fatto accade di nuovo oggi con con un maggior riconoscimento delle autonomie dato con la Call Conference, si rivela essere un rimedio solo parziale. Il problema vero resta infatti quello dell’adesione o meno ad un progetto sovranazionale interamente gestito da ex gerarchi sovietici. E’ sostanzialmente nel “NO” della Timoshenko a questa prospettiva che si deve l’imbracciamento delle armi in Ucraina. Che il problema non sia semplicemente economico o di adesione ad una realtà economica sovranazionale testimonia anche che alla proposta recente di Putin ad Hollande ed alla Merkel di aggregare l’UE all’UEE fa da contraltare tra le diverse ad es. il finanziamento con finalità destabilizzanti del Front National di Marine Le Pen o la disponibilità nei confronti della Lega Nord e di Salvini in Italia. Così le aperture della Call Conference ad un maggior autonomismo che avevano dato qualche spiraglio seppur debole di tregua e distensione, ha fatto subito eco il “Niet” di Putin a meno che non vengano accettate le sue condizioni, preuspposto per la conferenza di mercoledì prossimo.
francesco latteri scholten