“Non bisognerebbe mai scambiare questioni di confessionale con questioni di diritto penale…” così l’Avv. Franco Coppi all’assoluzione di Silvio Berlusconi per la vicenda Ruby sintetizzando la propria strategia dimostratasi vincente. Una strategia incentrata sulla laicità dello Stato, valore fondamentale della Costituzione. Una volta assunto questo parametro che è quello legalmente vincolante anche per la Corte, ovviamente “Discutere se le signorine fossero più o meno disinvolte non aveva molto senso (…) Un peccato non è un reato…” Quanto all’età di Ruby, se è vero che non aveva i 24 anni che plausibilmente dichiarava, è vero comunque che all’epoca fosse maggiorenne (18 e 10 mesi), e la stessa dichiarazione di essere figlia di una cantante parente di Mubarak ha trovato un riscontro indiretto da parte dell’ex leader egiziano. E, soprattutto: non c’era la prova finale che dimostrasse prostituzione e concussione. E’ quanto sostanzialmente chi scrive già pubblicava nel 2011: “un primo ma fondamentale esito nel tanto atteso (…) processo per le presunte vicende di Ruby. Non ci sono né vittime né colpevoli. E’ quanto è stato messo a verbale. Le presunte vittime hanno infatti dichiarato in coro, tutte unite, maggioranza bulgara, di non essere e non sentirsi vittime, né di esserlo mai state. Ovvero hanno dichiarato di non essere mai state concusse, né, tantomeno, coercite. Il presunto colpevole, dal canto suo invece ha sempre sostenuto la propria innocenza. Adesso Ruby lo ha dichiarato in aula, in udienza ed in piena faccia ad una attonita Ilda Boccassini…” Ovvero dall’inizio era evidente che il fatto legalmente non sussistesse. Non lo era evidentemente per il moralismo vittoriano vigente in tanta parte della società italiana, ahimé anche in tanta parte della “sinistra” italiana, la quale identifica la propria presunta moralità con la legalità ossia avendo la stessa difficoltà dell’integralismo islamico: il non ammettere una diversità tra il piano morale e quello legale. E qui due contraddizioni. La prima, politica, quella di non avvedersi che la morale vittoriana è storicamente quella che ha portato e sostenuto il fascismo. La seconda, etica, quella appunto della celeberrima operetta sartriana “La putain respecteuse”: l’ipocrisia della puttana che però formalmente è osservante della morale, è “per bene”. Il cliché di tanti leaders della ex DC, si vedano alcune scene de “Il Divo”. E’ qui – agl’occhi del vittorianesimo – la vera “colpa” di Berlusconi, quella di essersene distanziato.
francesco latteri scholten