“Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i démoni per mezzo del principe dei démoni…” (Mc 3, 22). E’ una delle tante accuse mossemi. Eppure, accostare l’esortazione apostolica di Papa Francesco su una delle più centrali tematiche del cristianesimo di oggi come di sempre, la Famiglia, ai nomi ed alle opere di due apostati quali Houellebecq e Dan Brown non è assolutamente né demonia, né provocazione inutile, né vuoto esercizio retorico. In un Occidente ormai non solo totalmente secolarizzato bensì “Post Secolarista”, in cui le denunce di crisi delle sue istituzioni basilari da sempre fatte dalla Chiesa e dai Papi cadono ormai vié più nel vuoto, sono soprattutto i due apostati laici citati ad aver avuto il coraggio di dissociarsi dal coro degl’idolatri dell’Occidente e della sua attuale cultura per metterne in mostra il carattere essenzialmente mortifero proprio per la decadenza dei valori strutturali dell’Occidente, specie appunto la Famiglia. Politiche migratorie che immettono in Europa milioni di migranti coprono infatti la necessità di ovviare al ricambio generazionale messo ben più che semplicemente in crisi da una denatalità che batte sempre nuovi records (affiancati da altrettanti records di incremento degli aborti). Di contro una realtà mondiale in cui l’incremento demografico assume connotazioni “da paura”. Così in “Inferno” di Dan Brown l’apocalisse mondiale non è portata avanti dal solito pazzo criminale con il terrorismo nucleare o guerre mondiali, bensì in maniera blanda, ma assai più efficace, con un virus inducente la sterilità. Michel Houellebecq invece, assai accortamente, nel suo libro “che mette in crisi la nostra idea di Occidente”, mostra come ciò sia stato di fatto ampiamente conseguito nella nostra cultura occidentale con un modello culturale, quello attuale. Se ad una disamina applicassimo il criterio genealogico – quello introdotto da Nietzsche – scopriremmo che l’Occidente ha imboccato una via infernale, non con il dantesco “qui si va tra la perduta gente…”, bensì con il classicissimo attraversamento del Lete, il fiume il cui passaggio porta in sé l’obblìo. Obblìo delle proprie radici affondanti nell’umanesimo della classicità antica, nel Cristianesimo, nel Rinascimento. Orientamento ad un edonismo omniasservente – anche la tecnica – in cui sessualità e procreazione sono sempre più separati, in cui alla persona sociale si sostituisce il personalismo solipsistico. Houellebecq – “Sottomissione” – mostra il nichilismo di questo nuovo modello in tutta la sua pervasività alla luce della vita di François, giovane docente universitario e ne mostra una prospettiva d’uscita: “… C’è solo un tipo di rapporto che possa direttamente, e realmente, avere senso, ed è quello coniugale (i corpi, in qualche modo, si mischiano; si produce, in una certa misura, un nuovo organismo, almeno a dar retta a Platone)”. E’ la prospettiva cristiana, e non per niente François è studioso di Huysmans. La “Amoris Laetitia” la ripropone, attualizzata, con il compito difficile di competere e contrastare l’involuzione culturale dell’Occidente di oggi. Le realtà mostrate da Houellebecq “accompagnando” François nella sua quotidianità, sono affrontate, sebbene in modo più sommario, nella Amoris Laetitia ai paragrafi 50 – 57. La risposta culturale è – ed altrimenti non avrebbe potuto essere – ovviamente, il recupero del Cristianesimo e perciò ritornare alla centralità della figura di Gesù. Sulla concezione della figura di Gesù e sull’applicazione di essa alla realtà dei casi concreti è sviluppata tutta la restante notevole parte dell’esortazione. Si ha l’impressione, tuttavia, che vi sia, al di là di qualche pseudoapertura, il ritorno ad una concezione ormai datata anche in ambito cristiano: c’è il Padre, il Figlio, e poi lo Spirito, non la Donna o la Madre. Insomma, già Houellebecq aveva intravisto bene.
francesco latteri scholten.