Ormai siamo al paradosso.
I consigli comunali sono diventati una sorta di chimera.
Ma forse è una strategia ben precisa. Invece di assistere a spettacoli indecenti nei consigli comunali, si preferisce rarefarli fino a farli addirittura scomparire.
Tanto i dibattiti si svolgono su facebook, preferendo questo canale piuttosto che quello istituzionale, deputato a prendere le decisioni che riguardano l’intera collettività.
Hanno un bel protestare i consiglieri di opposizione a questa assurda, indecorosa inerzia politica.
Malgrado le richieste di convocazione, la presentazione, da parte della minoranza consiliare, di mozioni ed interrogazioni su argomenti importanti, che hanno dirette conseguenze sulla vita economica e sociale della nostra Comunità, il Consiglio Comunale non viene convocato!
E l’assurdo è che anche le legittime proteste fatte agli Organi ispettivi regionali, intese a denunciare le gravi omissioni perpetrate dal Presidente del Consiglio nella qualità di longa manus del Sindaco Gallo, sembrano scontrarsi con un autentico “muro di gomma”, nel senso che, questi ultimi, invece di prendere delle posizioni chiare nel censurare tali comportamenti omissivi e arroganti “se ne lavano le mani” invitando a richiedere, se ne ricorrano le ragioni, l’intervento della Magistratura.
La dimostrazione di quanto detto è riscontrabile nelle altalenanti comunicazioni intercorse tra il Comune e gli organi ispettivi regionali, su sollecitazione della minoranza consiliare.
Anche se, si deve purtroppo constatare, ciò non è un’impresa facile: il Presidente del consiglio ha spesso la tendenza a tenere nascoste tali comunicazioni, specialmente quando queste evidenziano situazioni negative riguardanti l’espletamento del proprio ruolo che, dovrebbe essere… (ahimè)… Istituzionale, cioè al di sopra delle parti !
Lo stesso dicasi di inviti provenienti da Enti sovracomunali e altre Autorità, rivolti a tutti i consiglieri comunali, per partecipare ad eventi da questi organizzati e non portati a conoscenza dei legittimi destinatari.
Come se si gestisse una cosa propria.
Giuseppe Scaffidi Fonti