Dura e decisa la critica mossa da Confprofessioni al provvedimento, approvato dal Consiglio dei ministri del 17 marzo 2017, con cui viene in toto abrogata la disciplina del lavoro accessorio. L’abrogazione lascia un vuoto normativo pesante e difficile da colmare, almeno nell’immediato. Questa è una responsabilità a cui l’attuale Governo non può sottrarsi.
“Una scelta azzardata che rischia di creare una implosione sociale”, questo è quanto dichiarato dal presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. L’accusa mossa al Governo è quella di non aver in alcun modo tenute in considerazione le stringenti esigenze di flessibilità e semplificazione del lavoro saltuario e temporaneo del sistema economico e produttivo italiano. L’esistenza di eventuali abusi nel ricorso ai voucher avrebbe dovuto essere contrastata attraverso una attività ispettiva ben calibrata e non con interventi normativi che, secondo quanto dichiarato da Stella, rispondono solo a tatticismi della politica.
Bisogna con assoluta urgenza affrontare adesso il vuoto normativo che richiede una regolazione coerente e condivisa del lavoro accessorio che è comunque uno strumento utile per specifiche esigenze temporanee.
A me pare il classico esempio di tattica opportunistica dei governanti del momento, per sedare la “piazza” chiassosa.
E magari, chissà, “sperare” che il decreto non venga convertito in legge…
Ma intanto si sono dati una pausa di riflessione.
Un fatto è comunque certo: Se non muteranno sostanzialmente le norme che regolano il mercato del lavoro, si assisterà ad un aumento esponenziale del lavoro nero, (questo non controllabile), corrispondente all’incremento dei voucher di questi ultimi anni, tanto criticato da quella parte del sindacato più radicale che non tiene in alcun conto delle esigenze delle aziende per le chiamate al lavoro occasionali e accessorie, che non giustificherebbero delle assunzioni a tempo indeterminato.
Restano comunque validi, a quanto pare, per tutto il 2017, i voucher emessi e non ancora utilizzati.
Giuseppe Scaffidi Fonti