PACIFICAZIONE SOCIALE ?

 

Abbiamo assistito giovedì sera al comizio di ringraziamento della lista vincente nelle elezioni amministrative di Acquedolci. Ciò che temevo si è verificato, anzi si è andati ben oltre le mie pessimistiche previsioni. Quello che doveva essere, stando agli annunci, un ringraziamento, si è trasformato ben presto in una vera e propria appendice di campagna elettorale, con tanto di recriminazioni, di “risposte” non date prima, di invettive, di auspicio di scomparsa dalla scena politica di avversari politici che hanno avuto la peggio per raggiunti limiti di età tra cinque anni, con corollario di autocelebrazione  da parte di qualcuno e di stucchevole autoreferenzialità da parte di altri, alla faccia di quella che è ormai diventata una merce rara: la modestia! 

Sarebbe auspicabile da parte di coloro che intendono fare politica, evitare la demonizzazione dell’avversario e badare piuttosto al perseguimento del bene comune, impegnandosi alla elaborazione di  idee e progetti per il bene della Comunità.

Ed in questo senso è sbagliato, a mio avviso, far passare l’idea che per avere un finanziamento – concetto ricorrente durante la serata – bisogna affidarsi al padrino politico di turno di cui si rivendica e si pubblicizza l’amicizia.  Mi si dirà che è stato sempre così, che così vanno le cose. Chi ha un amico politico vale di più di chi non può vantarsene pur avendo magari ottime idee da portare avanti a vantaggio della propria Comunità, alimentando così  la logica perversa di quel “Do ut des” che tanto ci allontana dalla buona politica. Questo messaggio è confermato dalle passerelle dei politici che abbiamo visto nelle serate dei comizi con il culmine dell’ultimo appuntamento che ci ha regalato la presenza di politici e politicanti, presenti o solo annunciati, venuti a sponsorizzare qualche candidato/a.

In primis il Sindaco e a seguire gli altri oratori, salvo qualche eccezione, non hanno resistito alla tentazione di continuare la contesa della campagna elettorale che si pensava ormai conclusa. Anche se all’inizio di ogni intervento si affermava che non si voleva fare polemica, i contenuti che ne seguivano non  erano consequenziali ai buoni propositi.

Si evidenzia inoltre il fatto che in contrasto a quello che è l’orientamento ormai consolidato della normativa  e della prassi in materia, che vuole che ci sia una netta separazione tra la funzione politica (degli eletti) e la funzione gestionale (prerogativa dei funzionari), Acquedolci sembra essere in controtendenza, legittimando la negativa commistione dei due ruoli, più volte  “denunciata” durante gli interventi dei contendenti.  

Ad avvalorare questa tesi la difesa d’ufficio  posta in essere da un oratore esterno, che ha argomentato motivando la bontà di questa sua doppia veste di tecnico e di politico, anzi enfatizzando maggiormente il ruolo di quest’ultimo per potere meglio svolgere quello di tecnico. Facendo una forzatura dialettica, si è voluto legittimare il fatto che il ruolo di esperto non può essere relegato solo alla ricerca delle migliori soluzioni possibili in termini di efficienza ed efficacia amministrativa, ma debba essere innanzitutto l’esplicazione di una attività politica da esercitare per avere e ricambiare consensi. 

Non è forse dichiarare  e rivendicare apertamente di avere svolto e di continuare a svolgere attività politica? E’ un bene poi che questa diventi il requisito per il ruolo tecnico e lo giustifichi?

Prendiamo atto, comunque, del fatto che nel nostro paese si è venuta a creare una nuova figura professionale, un mix tra politica e tecnica.

Con questo non voglio qui svilire l’attività politica, che rappresenta la forma più alta di Carità, come ha ben ricordato in nostro Parroco durante la processione del Corpus Domini di ieri, ricordando importanti documenti della Dottrina Sociale Cristiana; desidero semplicemente dire che mischiare i due livelli, politico e gestionale, non è certamente il massimo in termini di corretta gestione della cosa pubblica.

Quello che doveva essere un comizio di ringraziamento si è così snaturato in una prosecuzione inopportuna di campagna elettorale, con annesse rivendicazioni e rivalse. Una caduta di stile.

Era l’occasione, da parte del Sindaco, di rivendicare a sé il ruolo della sintesi della complessità che è propria della funzione Politica, fungendo da “coagulante” sociale, invece di scadere nel ruolo di “solvente” sociale.

Anche riflettendo sul fatto di avere conseguito il 39,5% dei consensi, dimenticandosi di  quel 60,5% che si è espresso diversamente.

Il fatto di non avere sentito l’esigenza di cercare di mantenere l’unità della compagine, facendo prevalere logiche diverse, ha portato a perdite di componenti durante il cammino, vivendo con distacco le criticità che si sono via via manifestate. Questa mancata coesione è stata una costante della  gestione, causa di una vittoria non certamente brillante come  quella di cinque anni fa.

Speriamo che dopo questa lunga fase di assestamento si possa addivenire a lavorare con maggiore incisività a vantaggio di tutta la Comunità.

La mia non vuole essere una critica fine a se stessa, ma, al contrario, di stimolo a fare meglio,  spero si colgano queste mie parole nella loro essenza e, come ho già fatto in presenza, auguro buon lavoro per il prossimo lustro!

Giuseppe Scaffidi Fonti

 

 

PREMIAMO L’ECCELLENZA

Si è svolta nei giorni scorsi la quinta edizione della manifestazione con la quale l’Amministrazione comunale premia l’eccellenza scolastica.

Sono ventidue gli studenti che hanno conseguito la maturità con il massimo dei voti ricevendo l’attestato di merito nel corso della cerimonia svoltasi in piazza municipio il 24 agosto scorso.

I premiati sono: Maria Chiara Minciullo, studentessa dell’Istituto “F. P. Merendino” di Capo d’Orlando (servizi per l’enogastronomia e ospitalità); Valentina Mollica dell’Itet di Sant’Agata Militello; Gioele Amalfi dell’Itis “Torricelli” di Sant’Agata Militello; Evelyn Riolo del Liceo Artistico di Santo Stefano Camastra; Calogero Campisi e Maria Grazia Virzì della scuola Alberghiera “Mandralisca” di Cefalù.

A seguire sedici centisti diplomatisi all’Istituto “Sciascia-Fermi” di Sant’Agata Militello: Martina Carbonetto, Ilenia Cracò, Donato Giovanni Gnai e Giulia Sanzarello per l’indirizzo Scienze Umane; Dalia Barone, Alessandra Possidente e Giulia Lo Cicero per l’indirizzo Linguistico; Alessandra Armeli (Scienze Applicate); Beatrice Calanni Fraccono del Liceo Classico; Calogero Luca Calcagno, Lorenzo Cester, Giuseppe Ferrara, Lorena La Monica, Lorenza Ricciardi, Ludovica Scaffidi e Lara Sciambarella per il Liceo Scientifico.

Bella iniziativa, ormai diventata una tradizione, con l’auspicio che serva da stimolo al serio impegno nello studio dei giovani e che la società sappia sempre premiare il merito.

Alla premiazione erano presenti, oltre al Sindaco Riolo ed il Consigliere Salerno, il sottosegretario Giancarlo Cancelleri e il deputato regionale Tommaso Calderone.

Giuseppe Scaffidi Fonti

Lo “zoo umano” di BANKSY al Chiostro del Bramante

Nel cuore di Roma al Chiostro del Bramante arriva Banksy con un’esposizione intitolata “Banksy, A visual protest”.  Rivoluzionaria, ironica e provocatoria, visitabile fino all’ 11 aprile 2021, dedicata al noto street artist britannico Banksy, la rassegna è composta da oltre 90 opere raccontate con leggerezza ed ironia, provenienti da collezioni private. Il percorso espositivo ha inizio con l’opera “Girl with ballon” utilizzata per la campagna “Stand with Sirya”, simbolo della fragilità dei sentimenti e degli affetti. Lo spettatore immerso nel mondo di Banksy, passa poi dall’irriverente e drammatica serigrafia “Toxic Mary”, che vede la Madonna mentre allatta il bambino con un biberon raffigurante un simbolo di morte, trasformando la gestualità materna in un aspetto letale, fino all’opera “Christ with shopping bags”, in cui il corpo di Cristo crocifisso è sorretto da borse della spesa piene di regali di Natale. Protagonisti principali delle opere sono gli animali tra cui: topi, scimmie, cani, maiali, portatori di messaggi politici e sociali di libertà e riscatto. Gli animali di Banksy, stanchi dello sfruttamento umano si rivoltano: allora i ratti  sorreggono cartelli di protesta,  le tigri fuggono dalle gabbie, le  scimmie prendono possesso del Parlamento mostrando lo “zoo umano” in cui viviamo  e  le contraddizioni sociali, come nell’opera: “No ball game” dove  due bambini  si lanciano un cartello con la scritta “vietato giocare a palla”, un invito ad rompere le regole, una critica ad un’ educazione troppo soffocante, alle proibizioni imposte dalla società. Nell’opera “Bomb Hugger” meglio nota come “Bomb Love” o “Bomb girl” è raffigurata una bambina che abbraccia una bomba come fosse un giocattolo, una delle prime serigrafie realizzate da Banksy diventata per lui stesso un’icona della dicotomia tra amore e guerra, tema a cui è da sempre legatissimo. In questo contesto, è forte il richiamo all’opera dal titolo “Napalm” dove è ripresa l’immagine impattante della bambina vietnamita Kim Phuc nuda e ustionata dal gas, inserita in un contesto totalmente rovesciato accanto alle icone del consumismo moderno e della società capitalistica americana Mickey Mouse e Ronald Mc Donald. Nella serie “Barely Legal” continua la condanna alla cultura consumistica soprattutto nell’opera: “Sales End Today” dove si deduce che la fine dei saldi provoca la stessa disperazione per la morte di Gesù. A conquistare i visitatori dunque è proprio questa comunicazione diretta e senza filtri, attraverso delle opere che oltre a farci sorridere, ci fanno decisamente riflettere.

Pamela Menichelli

“L’elogio dell’Im-Perfezione” I difetti che diventano bellezza

Imperfezione: Presenza di manchevolezze o difetti per cui qualcosa non risulta conforme al suo prototipo, ideale o materiale. Nella definizione del vocabolario rimarco la frase non risulta conforme al suo prototipo, questo significa che ognuno di noi riconosce o meno i propri difetti, li costruisce, li monta e li smonta in base alle proprie capacità intellettive, a volte facendosi influenzare da prototipi specifici oppure rimanendo ancorato alle proprie convinzioni senza farsi condizionare, utilizzando così le proprie risorse di coping, con la consapevolezza di essere perfetto nella propria imperfezione.

Molte dinamiche si definiscono in base allapprendimento sociale: il nostro modo di vivere e le nostre relazioni vengono dettati da una buona coscienza e conoscenza di noi stessi, decidiamo così se il nostro selfie nasconda (magari con qualche filtro) o faccia vedere con fierezza le nostre piccole imperfezioni, come stanno facendo alcuni personaggi famosi, dimostrando che ognuno debba accettarsi per apparire migliore innanzitutto dentro se stesso, per il proprio benessere psicologico e sociale. Carl Gustav Jung diceva: Non c’è luce senza ombre e non c’è pienezza psichica senza imperfezioni. La vita richiede per la sua realizzazione non la perfezione, ma la pienezza. Senza l’imperfezione non c’è né progresso né crescita. Continua la lettura di “L’elogio dell’Im-Perfezione” I difetti che diventano bellezza

“Le trappole del Web: quando il gioco diventa letale”

Chiunque di voi ricorderà sicuramente il capolavoro cinematografico di Henry Joost e Ariel Schulman – “Nerve”, scritto da Jeanne Ryan e interpretato da Emma Roberts. Si tratta di un film che attraverso un taglio adrenalinico, descrive una realtà virtuale ormai alla deriva, plasmata dall’avvento di un gioco, dal cui nome deriva il titolo del film. Continua la lettura di “Le trappole del Web: quando il gioco diventa letale”

Matematica e Umanesimo

In fondo la matematica esiste per contare, per misurare ed anche per dimostrare. Per i formalisti i numeri non sono altro che simboli. Ma la matematica può anche rivelare qualcosa di più profondo riguardante l’esistenza. Nel romanzo di Musil I turbamenti del giovane Törless a proposito dei numeri immaginari il protagonista dice: “Questa unità non esiste. Ogni numero, positivo o negativo che sia, elevato al quadrato dà una quantità positiva. Dunque non può esistere un numero reale che sia la radice quadrata di una quantità negativa”. Ma che cosa turba davvero Torless? Continua la lettura di Matematica e Umanesimo

DAL REVENGE PORN AL FIGLICIDIO: LA VENDETTA DI CHI NON CONOSCE AMORE

Già abbiamo sentito parlare in diverse occasioni di Revenge Porn, la cui derivazione anglosassone del termine sta ad indicare la "vendetta porno" messa in atto da ex fidanzati non rassegnati che senza l'autorizzazione della vittima, si adoperano nella diffusione illecita di foto o video a stampo pornografico.

Nel caso che ha visto protagonista Claudio Baima Poma, l'operaio 47enne di Rivara, nel Torinese, si parla di un altro genere di vendetta: l'uomo, dopo aver scritto un post su Facebook in cui si rivolge alla ex convivente, ha ucciso il figlio di 11 anni, Andrea, con una pistola non legalmente detenuta. Dopodiché con la stessa arma si è tolto la vita.

Ad Iris, madre del bambino scrive: “Abbiamo trascorso momenti bellissimi, fino a quando ho iniziato ad avere problemi di schiena e di conseguenza un danno permanente alla gamba. Esattamente una settimana prima mi avevi chiesto di sposarti, ma poi hai iniziato a allontanarti piano piano. Da quel momento sono caduto in depressione e non mi sono più tolto da questo incubo”.

“È un vero peccato – prosegue – non ci mancava niente per poter fare una vita tranquilla e serena senza alcun problema, avere una famiglia normale e per me normale significa perfetta. Io e Andrea non potevamo stare distanti nemmeno per un secondo […] noi partiamo per un lungo viaggio dove nessuno ci potrà dividere, lontano da tutto, lontano dalle sofferenze. Tu mi hai ripagato con questo distacco nel momento più brutto della mia vita. Potrai separare i nostri corpi ma non le nostre anime, perchè saranno sempre l’una accanto all’altra. Andrea e il suo papà per sempre insieme……”, conclude Baima Poma nel post.

Spesso di fronte a tragedie che non ci appartengono tendiamo ad ergerci a giudici, cercando seppur erroneamente di giustificare, mitigare, seppellire nella totale incoscienza veri e propri crimini che il piú delle volte non hanno nulla a che vedere con il buonsenso, o come in questo caso con la depressione, a detta di molti "una valida ATTENUANTE". 

Spesso, pur di dimenticare il losco che traspare dalle tragedie si tende a tollerare anche l'inqualificabile, propinando a nostra volta atti criminosi verbali come l'istigazione a delinquere ("cerchiamo di capire questo povero padre, la moglie non le sarà stata per nulla vicino, chiunque sarebbe arrivato a commettere una follia"), il victim blaming ("la donna doveva restare con il marito, sicuramente lo avrà anche minacciato di portargli via il figlio")e la misoginia ("sicuramente l'ex convivente era una donnaccia, altrimenti non sarebbe arrivato a tanto, spero il senso di colpa la perseguiti a vita!").

Potrà sembrare assurdo, ma purtroppo questo è ciò che ho rilevato dall'enorme quantità di commenti sparati a caso, ma volti comunque a mettere in atto le loro sentenze. 

Parlano di empatia, di comprensione, si spacciano per precursori del moralismo acido, volto nella maggior parte dei casi ad incriminare le vittime (specie se donne) e a rendersi garanti del reo, leggittimando a tutti gli effetti un atto inqualificabile.

Questo naturalmente accade anche per ciò che concerne i reati di violenza sessuale, il revenge porn e i femminicidi.

• La ragazza poteva evitare di vestirsi "da troia", sicuramente non l'avrebbero stuprata.
• La ragazza poteva evitare di farsi le foto "da troia", non sarebbero state diffuse.
• La donna poteva evitare di lasciare il marito, non l'avrebbe uccisa.

Accade davvero. Lo dicono davvero. E al di là della becera decalcificazione di un crimine, hanno anche il coraggio di chiamarle opinioni, completamente incoscienti di compiere a loro volta un atto criminoso.

Stiamo assistendo alla proliferazione di pensieri altamente nocivi per il genere umano: l'odio indiscusso verso le donne, l'attribuzione della colpa alla vittima anziché al carnefice, la giustificazione di un crimine sulla base del vestiario, della disinvoltura femminile, della "troppa emancipazione" che mirano di buona lena ad alimentare sempre di più un'ostilità di per sé già persistente.

L'attenuante di questa vicenda, questa volta è stata chiamata "depressione". 

Per me, invece, non è altro che l'incapacità viscerale di accettare la fine di una storia, è odio misogino portato alla follia. 

Questo è ciò che di fatto, si evince dalle parole del padre assassino. Analizziamo il post passo passo:

"Tutto é andato bene fino a che ho iniziato ad avere problemi alla schiena e di conseguenza un danno permanente alla gamba" 

TRADOTTO: "ti rimprovero per non essere stata responsabile del mio benessere psicofisico".

"Hai iniziato ad allontanarti piano piano, sono caduto in depressione".

TRADOTTO: ''se sono stato male, la colpa è solo tua".

"È un vero peccato, non ci mancava niente per poter fare una vita tranquilla" 

TRADOTTO: "è un vero peccato che tu abbia scelto di NON essere mia serva accondiscendente nelle difficoltà, se solo fossi venuta incontro alle mie esigenze non sarebbe andata così. La colpa è solo tua".

"Io e Andrea non potevamo stare distanti nemmeno per un secondo" [...] Tu mi hai ripagato con questo distacco nel momento più brutto della mia vita. Potrai separare i nostri corpi ma non le nostre anime, perchè saranno sempre l’una accanto all’altra"  

TRADOTTO: "mio figlio che è cavia e oggetto merita di pagare le conseguenze della tua assenza di responsabilità. Se non posso avere te, lui verrà con me nella tomba al fine di infliggerti un dolore grande quanto quello che tu hai causato a me".

Espressione suprema del potere patriarcale, possessione, punizione, vendetta, manipolazione mentale. Abbiamo tutto, tutto il necessario per poter dare ancora una volta la colpa alla misoginia.

E no, non la risolveremo con un "not all a man".

Non la risolveremo con un "il 25 novembre è tutti i giorni".

Non la risolveremo con un "basta generalizzare!"

La risolveremo mettendo a tacere l'ignoranza con il giusto sprezzo che ci viene ribaltato contro ogni giorno. La risolveremo mettendo un bavaglio al vostro maledetto egocentrismo che palesate quando una donna vi fa notare che spesso, tendete a peccare di vittimismo cercando di esimervi da colpe che credete di non avere. La risolveremo alzando la voce qualora ci diciate di stare zitte.

E la risolveremo combattendo ogni giorno affinché venga istituita una legge cruda e severa contro la misoginia, la stessa che vi fa perdere il senso della dignità (non sono solo i vestiti a fare la DIGNITÀ di una persona, è ora che qualcuno ve lo ricordi) che vi rende assassini o stupratori, che vi ha fatto crescere nell'abitudine dell'accondiscendenza, che vi fa sentire leggittimati a nutrire e coltivare odio nei confronti di chi non ha la piú pallida intenzione di dirvi "SÌ!".

Un "sì" che spesso, ci costa la vita.

Ilaria Di Roberto



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CARNEVALE ACQUEDOLCI

Una bella edizione la cinquantaduesima che si è appena conclusa, dopo l’interruzione dello scorso anno. Carri allegorici di pregevole fattura, che hanno messo in evidenza il grande impegno profuso dai veri protagonisti di questo carnevale, i carristi.

L’origine del Carnevale acquedolcese risale all’anno 1966, quando, su iniziativa di alcuni giovani, vennero organizzati veglioni per festeggiarlo. Ma la prima apparizione dei carri allegorici è avvenuta nel 1969.

Dopo la pausa di riflessione dello scorso anno, a seguito di un incendio che ha bruciato i carri in allestimento, quest’anno si è ripreso con rinnovata energia, con un grande coinvolgimento di grandi e piccoli.

Sono stati allestiti quattro grandi carri allegorici e si è assistito ad una notevole affluenza di pubblico proveniente dalle località più varie.

Grande la partecipazione di gruppi mascherati, sia locali, sia provenienti da vari centri del comprensorio.

Tre le sfilate in programma, con quella conclusiva di domenica 1 marzo, durante la quale sono stati assegnati i premi ai carri allegorici,  ai gruppi e alle singole maschere.

Tanti i premi assegnati: per i gruppi è stato premiato  “Medusa e getta”; per gli under 10 sono stati premiati Federico Campisi per la maschera “Il Re dal mantello rosso” e Benedetto Rotelli, “fauno dei boschi” ed il gruppo coreografico “I nuovi arrivati”.

Il premio Doroteo, (il simbolo ufficiale del carnevale acquedolcese), è stato assegnato agli “alieni gonfiabili”; miglior scatto fotografico a Ruggero Gullia “Granduca di Venezia” ad opera di Innocenzo Gerbino.

Premiato anche il gruppo “Gli egiziani” proveniente da Tortorici e un numeroso gruppo proveniente da Rocca di Caprileone, arrivato con un autobus con bandiera pontificia, composto da Papa, cardinali, vescovi, gendarmeria, guardie svizzere, guardie del corpo, etc.

Alla fine della serata il momento più atteso della premiazione dei carri allegorici.

Al quarto posto “Braccio di ferro” del gruppo I nuovi arrivati, al terzo posto il carro denominato “E io mi liccu a sarda”, al secondo posto “Chi vivrà vedrà del gruppo Lo Zodiaco, che aveva come tema allegorico il problema attualissimo degli sconvolgimenti climatici. Al primo posto “La passione non brucia” del gruppo Paparazzi, che ha voluto ironizzare su quanto accaduto lo scorso anno, facendolo diventare il tema del loro carro, risultato vittorioso.

 

Grande l’affluenza di visitatori, che ha dimostrato il desiderio delle persone di divertirsi, esorcizzando il momento non propriamente buono che stiamo attraversando.

Giuseppe Scaffidi Fonti

 

CI VORREBBE COSI’ POCO

Era il 30 novembre 2018 quando segnalai ad un amministratore del Comune di Acquedolci, il fatto che ci fossero dei contenitori dedicati alla raccolta differenziata delle pile esauste stracolmi di ogni tipologia di rifiuti, evidenziando l’esigenza che fossero svuotati.

Questi contenitori si trovavano in via Genova, in Corso Italia ang. via Venezia ed in via Gen. Di Giorgio ang. via Mazzini (di fronte al Municipio).

Dopo ripetute segnalazioni i primi due sono stati rimossi, si, avete capito bene, invece di essere svuotati per continuare a fruirne, sono stati completamente eliminati dal sito dove si trovavano. Il terzo, quello pieno zeppo da mesi, ma di cui nessuno si accorge, (vedi foto sottostante),  fa ancora bella mostra di sé in pieno centro, alla faccia del decoro urbano e delle esigenze igienico-sanitarie.

Qualche settimana fa incontrando dei vigili, ho segnalato questo sconcio, mi è stato risposto che la cosa era stata già evidenziata ad un addetto/responsabile della ditta che si occupa della raccolta rifiuti, il quale avrebbe promesso lo svuotamento dello stesso nei giorni successivi.

Oggi, passando  per quella via ho visto che il contenitore stracolmo era ancora lì e che nulla era cambiato. Davanti al Municipio ho incontrato uno di quei vigili, al quale ho chiesto quali novità ci fossero su quanto loro segnalato nei giorni precedenti.

Inutile dire quale sia stata la risposta.

Ma a chi mi devo rivolgere? Chiedevo esasperato dalla paradossale situazione di apatia e di noncuranza; mi girai verso il Palazzo e ne scorsi una rappresentante, alla quale manifestavo quanto stava accadendo. La stessa, ancora in mia presenza, telefonava al responsabile spiegando quanto da me riferitole.

Vuoi vedere che per ottenere che si svuoti un cassonetto bisogna rivolgersi in alto!

Che tristezza…Comunque spero che queste mie segnalazioni servano a qualcosa.

Staremo a vedere!

Giuseppe Scaffidi Fonti

 

IN NOCTE VERITAS

Si è svolta ieri la sesta edizione della Notte nazionale del Liceo classico, che ha visto impegnati gli studenti, gli insegnanti e tutto il personale scolastico del Liceo classico “Sciascia” di Sant’Agata Militello, in un tour de force fatto di teatro, arte, musica.

Il tema scelto di questa edizione è stato La Verità, che non può essere disgiunta dalla Giustizia. “Non c’è verità senza giustizia, come non c’è giustizia senza verità”, il motivo conduttore della serata.

Dopo l’indirizzo di saluto della Dirigente Larissa Bollaci e del Sindaco di Sant’Agata Bruno Mancuso, si è  assistito ad un susseguirsi serrato di eventi: la lettura del Prologo dell’Agamennone, danze e il “Processo ad Oreste”,  (tragedia liberamente tratta da “Coefore” ed “Eumenidi” di Eschilo) – a cura del laboratorio teatrale del liceo classico “Le Maschere”  diretto dal Prof.  Sergio Foscarini.

A seguire ed in contemporanea una serie di laboratori tematici.

Nella seconda parte della serata si è assistito alla rappresentazione della commedia brillante, liberamente tratta dalle opere di Aristofane, “Cercasi Euripide disperatamente”, sempre a cura del laboratorio “Le maschere”.

Tra la prima e la seconda parte è intervenuto l’assessore regionale alla pubblica istruzione On. La Galla, il quale ha plaudito alla iniziativa dei Licei classici, ribadendo l’importanza della preparazione umanistica e l’auspicio che la scuola offra sempre pari opportunità e prepari i giovani all’impegno sociale e nel mondo del lavoro.

Una serata all’insegna della riflessione e della bellezza, atto finale di un impegno degli studenti, dei docenti e di tutto il personale scolastico, che hanno dato il massimo, garantendo l’ottima riuscita dell’evento che fa ormai parte della tradizione della scuola.

Giuseppe Scaffidi Fonti