Abbiamo assistito giovedì sera al comizio di ringraziamento della lista vincente nelle elezioni amministrative di Acquedolci. Ciò che temevo si è verificato, anzi si è andati ben oltre le mie pessimistiche previsioni. Quello che doveva essere, stando agli annunci, un ringraziamento, si è trasformato ben presto in una vera e propria appendice di campagna elettorale, con tanto di recriminazioni, di “risposte” non date prima, di invettive, di auspicio di scomparsa dalla scena politica di avversari politici che hanno avuto la peggio per raggiunti limiti di età tra cinque anni, con corollario di autocelebrazione da parte di qualcuno e di stucchevole autoreferenzialità da parte di altri, alla faccia di quella che è ormai diventata una merce rara: la modestia!
Sarebbe auspicabile da parte di coloro che intendono fare politica, evitare la demonizzazione dell’avversario e badare piuttosto al perseguimento del bene comune, impegnandosi alla elaborazione di idee e progetti per il bene della Comunità.
Ed in questo senso è sbagliato, a mio avviso, far passare l’idea che per avere un finanziamento – concetto ricorrente durante la serata – bisogna affidarsi al padrino politico di turno di cui si rivendica e si pubblicizza l’amicizia. Mi si dirà che è stato sempre così, che così vanno le cose. Chi ha un amico politico vale di più di chi non può vantarsene pur avendo magari ottime idee da portare avanti a vantaggio della propria Comunità, alimentando così la logica perversa di quel “Do ut des” che tanto ci allontana dalla buona politica. Questo messaggio è confermato dalle passerelle dei politici che abbiamo visto nelle serate dei comizi con il culmine dell’ultimo appuntamento che ci ha regalato la presenza di politici e politicanti, presenti o solo annunciati, venuti a sponsorizzare qualche candidato/a.
In primis il Sindaco e a seguire gli altri oratori, salvo qualche eccezione, non hanno resistito alla tentazione di continuare la contesa della campagna elettorale che si pensava ormai conclusa. Anche se all’inizio di ogni intervento si affermava che non si voleva fare polemica, i contenuti che ne seguivano non erano consequenziali ai buoni propositi.
Si evidenzia inoltre il fatto che in contrasto a quello che è l’orientamento ormai consolidato della normativa e della prassi in materia, che vuole che ci sia una netta separazione tra la funzione politica (degli eletti) e la funzione gestionale (prerogativa dei funzionari), Acquedolci sembra essere in controtendenza, legittimando la negativa commistione dei due ruoli, più volte “denunciata” durante gli interventi dei contendenti.
Ad avvalorare questa tesi la difesa d’ufficio posta in essere da un oratore esterno, che ha argomentato motivando la bontà di questa sua doppia veste di tecnico e di politico, anzi enfatizzando maggiormente il ruolo di quest’ultimo per potere meglio svolgere quello di tecnico. Facendo una forzatura dialettica, si è voluto legittimare il fatto che il ruolo di esperto non può essere relegato solo alla ricerca delle migliori soluzioni possibili in termini di efficienza ed efficacia amministrativa, ma debba essere innanzitutto l’esplicazione di una attività politica da esercitare per avere e ricambiare consensi.
Non è forse dichiarare e rivendicare apertamente di avere svolto e di continuare a svolgere attività politica? E’ un bene poi che questa diventi il requisito per il ruolo tecnico e lo giustifichi?
Prendiamo atto, comunque, del fatto che nel nostro paese si è venuta a creare una nuova figura professionale, un mix tra politica e tecnica.
Con questo non voglio qui svilire l’attività politica, che rappresenta la forma più alta di Carità, come ha ben ricordato in nostro Parroco durante la processione del Corpus Domini di ieri, ricordando importanti documenti della Dottrina Sociale Cristiana; desidero semplicemente dire che mischiare i due livelli, politico e gestionale, non è certamente il massimo in termini di corretta gestione della cosa pubblica.
Quello che doveva essere un comizio di ringraziamento si è così snaturato in una prosecuzione inopportuna di campagna elettorale, con annesse rivendicazioni e rivalse. Una caduta di stile.
Era l’occasione, da parte del Sindaco, di rivendicare a sé il ruolo della sintesi della complessità che è propria della funzione Politica, fungendo da “coagulante” sociale, invece di scadere nel ruolo di “solvente” sociale.
Anche riflettendo sul fatto di avere conseguito il 39,5% dei consensi, dimenticandosi di quel 60,5% che si è espresso diversamente.
Il fatto di non avere sentito l’esigenza di cercare di mantenere l’unità della compagine, facendo prevalere logiche diverse, ha portato a perdite di componenti durante il cammino, vivendo con distacco le criticità che si sono via via manifestate. Questa mancata coesione è stata una costante della gestione, causa di una vittoria non certamente brillante come quella di cinque anni fa.
Speriamo che dopo questa lunga fase di assestamento si possa addivenire a lavorare con maggiore incisività a vantaggio di tutta la Comunità.
La mia non vuole essere una critica fine a se stessa, ma, al contrario, di stimolo a fare meglio, spero si colgano queste mie parole nella loro essenza e, come ho già fatto in presenza, auguro buon lavoro per il prossimo lustro!
Giuseppe Scaffidi Fonti